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Cosa ha detto veramente l’Onu sul cibo italiano “che nuoce alla salute”

L'olio italiano è uno dei prodotti che negli scorsi giorni sembravano nel mirino dell'Organizzazione Mondiale della Sanità

Nei giorni scorsi sui giornali italiani era scoppiata la polemica attorno a una raccomandazione dell'OMS citata dal Sole 24 Ore

Di Viola Stefanello
Pubblicato il 20 Lug. 2018 alle 17:28

Il primo a riportare la notizia era stato il Sole 24 Ore in un articolo di martedì.

Il titolo era “Onu, agroalimentare sotto accusa. «Parmigiano e olio come il fumo»”.

Al suo interno si diceva che il cibo italiano come parmigiano reggiano, prosciutto di Parma, ma anche pizza, vino e olio d’oliva rischiavano di fare la fine delle sigarette: tassate e accompagnate da immagini disgustose sulle confezioni per ricordare che “nuocciono gravemente alla salute”.

Contro questa possibilità avevano tuonato subito diversi personaggi della politica italiana, tra cui il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio, che aveva affermato: “Siamo alla pazzia pura.

Ritengono che facciano bene alla salute prodotti come la Coca Cola o altri perché light e poi ci condannano il Parmigiano o altri prodotti dell’enogastronomia italiana. Su questo faremo una battaglia molto dura”.

Il ministro dell’interno Salvini ha rincarato la dose scrivendo su Facebook: “All’ONU sono matti, giù le mani dai prodotti italiani”.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non ha però detto nulla di quanto riportato.

Nel report citato da varie fonti, “Time to deliver”, l’agenzia comincava qualche accortezza da prendere per prevenire e aiutare chi offre di “noncommunicable deseases”, malattie non trasmissibili sorte a causa di abitudini alimentari sbilanciate che potrebbero essere più facilmente contenute.

“Time to deliver”, però, non cita mai esplicitamente alcun cibo specifico, italiano o straniero, tanto che il direttore del dipartimento di nutrizione Francesco Branca ha detto all’ANSA che le notizie di bollini neri dell’OMS su tale o tale alimento non sono corrette.

“L’OMS non criminalizza determinati alimenti ma raccomanda politiche che promuovano un consumo parsimonioso degli alimenti che hanno alti contenuti di sodio, zuccheri o grassi saturi,” ha aggiunto.

Cosa dice il report dell’agenzia ONU

All’interno del report, l’OMS elenca una serie di modifiche alle abitudini alimentari e piccole attenzioni che si potrebbero facilmente adottare contro l’abuso di tabacco e alcol, ma anche diete poco salutari, mancanza di attività fisica. Si propongono poi terapie per la cura di malattie cardiovascolari, diabete e cancro.

Se allora non si citano mai esplicitamente prosciutto, olio o parmigiano, il passaggio che ha scatenato il panico sarebbe quello che tocca l’argomento “ridurre le diete non salutari”.

Il report consiglia, tra le altre cose, di ridurre l’assunzione di sale attraverso una serie di iniziative: la riformulazione dei prodotti alimentari al fine di contenere meno sale, la creazione di un ambiente favorevole in strutture pubbliche per consentire di fornire opzioni di sodio più basse e l’implementazione di un’etichettatura sui pacchetti.

In un altro punto del documento dell’agenzia ONU si consiglia vagamente ai governi di collaborare coi produttori di cibo e bevande per “l’echitettatura e la regolamentazione della commercializzazione” dei prodotti meno salutari.

Si consiglia anche di “limitare la commercializzazione di prodotti non salutari (quelli contenenti una quantità eccessiva di zuccheri, sale, grassi saturi e trans) ai bambini”.

Infine, l’OMS sottolinea che si potrebbero prendere in considerazione incentivi e disincentivi fiscali per incentivare stile di vita più salutari, spingendo verso consumo di prodotti sani e limitando la commercializzazione, la disponibilità e il consumo di prodotti non salutari.

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