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Influenza stagionale, l’andamento epidemiologico e virologico 2021

Di Redazione TPI
Pubblicato il 14 Giu. 2021 alle 10:33 Aggiornato il 23 Giu. 2021 alle 16:41

È stato pubblicato i primi di maggio il rapporto conclusivo di InfluNet, il sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica dell’influenza, che nel periodo tra ottobre ed aprile di ogni anno raccoglie i dati relativi all’andamento influenzale. Coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, con il sostegno del Ministero della Salute, la rete di sorveglianza si avvale del contributo dei cosiddetti medici sentinella, cioè medici di medicina generale e pediatri, reclutati in tutta Italia, incaricati di segnalare i casi di sindromi simil-influenzali osservati tra i loro pazienti.

Il sistema si articola in particolare nella:

Analizzando i dati relativi alla stagione 2020/21 dal punto di vista epidemiologico, si può notare come il livello di incidenza di sindromi simil-influenzali si è stabilmente mantenuto al di sotto della soglia basale per tutta la stagione. In particolare, nell’ultima settimana analizzata (16-25 aprile 2021), il valore dell’incidenza totale è pari a 0,85 casi per mille assistiti, così suddivisi per fascia di età:

 

 

Per quanto riguarda invece il report finale virologico, salta all’occhio come nell’attuale stagione nessun virus influenzale sia stato identificato sul territorio nazionale su oltre 6800 campioni clinici analizzati dall’inizio della sorveglianza, probabilmente grazie anche a le misure di prevenzione per Covid-19. La circolazione dei virus influenzali è inoltre risultata nettamente inferiore rispetto alla media stagionale. C’è da sottolineare però che in questa stagione non tutte le regioni hanno attivato la sorveglianza: causa emergenza Covid-19, la provincia di Bolzano, Sardegna, Campania e Calabria non hanno infatti trasmesso i propri dati.

 

 

Inoltre, riguardo al confronto con gli altri Paesi, l’Italia si trova in linea col resto d’Europa. Secondo quanto riportato da Flunews del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e dell’Organizzazione mondiale della sanità, dall’inizio della stagione sono stati segnalati pochi casi di influenza ospedalizzati confermati in laboratorio. Nel dettaglio: 11 da terapie intensive, 13 nei reparti esterni alle unità di terapia intensiva e 22 dalla sorveglianza basata su infezioni respiratorie acute gravi.

Il dottor Maurizio Sansone , specialista in allergologia e immunologia a Roma, ci spiega le cause dell’andamento nel periodo 2020/21:

Le misure di prevenzione per il Covid-19 hanno portato ad un drastico calo dei casi di influenza: rispetto al 2020 si è avuta una riduzione dei casi mai riscontrata negli ultimi vent’anni. Nel mese di febbraio ad esempio l’incidenza è stata dell’1,6 per mille abitanti, un dato ben sette volte inferiore a quello dell’anno precedente. L’uso delle mascherine ha sicuramente frenato la diffusione del virus influenzale, ma certo non è stata solo questa la causa che impedito la diffusione della malattia. Il distanziamento fisico, l’aumento dell’uso dei mezzi privati per gli spostamenti, la riduzione della capienza nei mezzi pubblici di trasporto e le limitazioni imposte dai vari Dpcm sono stati fondamentali per limitare il contagio.

Per quanto riguarda infine la prossima stagione, lo scorso aprile il Ministero della Salute ha pubblicato una circolare con la quale raccomanda di anticipare all’inizio di ottobre la conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale, raccomandando fortemente la vaccinazione:

Analizzando le statistiche si nota però come la fascia d’età 0-14 sia in effetti la più colpita, soprattutto nei primi quattro anni di vita, e mai come in questo periodo l’allarme dei genitori in caso di sintomi influenzali è stato massimo, portandoli a chiedersi se non fosse il caso di far rientrare anche i bambini nelle campagne di vaccinazione. Ma quanto è efficace il vaccino antinfluenzale nei bambini? Riportiamo di seguito un estratto del comunicato dell’associazione culturale pediatri dello scorso settembre che inquadra bene la situazione:

Come pediatri siamo impegnati in prima linea nella promozione delle vaccinazioni e abbiamo osservato con piacere il miglioramento delle coperture vaccinali infantili in tutte le regioni italiane. Tuttavia possiamo affermare che il vaccino antinfluenzale in età pediatrica non ha una grande efficacia.

La più recente revisione sistematica Cochrane segnala infatti che è necessario vaccinare cinque bambini per avere un bambino senza influenza e, in termini di pratica di ambulatorio, è necessario vaccinare almeno dodici bambini per avere un bambino senza sintomi influenzali. Inoltre, due recenti studi controllati randomizzati, in cui è stato utilizzato il più recente vaccino quadrivalente, indicano che è necessario vaccinare circa venti bambini per averne uno senza influenza. I dati riguardo alla riduzione di mortalità, ospedalizzazione, complicanze (otiti, polmoniti) e l’effetto gregge nelle diverse collettività frequentate dai bambini (famiglia, scuola, comunità) sono molto scarsi oppure indicano nessun effetto del vaccino antinfluenzale. In più ricordiamo che non ci sono studi per valutare l’efficacia del vaccino antinfluenzale nei bambini al di sotto dei due anni di età.

Pertanto non è utile richiedere la vaccinazione antinfluenzale pediatrica universale con l’obiettivo di risolvere l’epidemia influenzale, avere un effetto gregge, ridurre i ricoveri in ospedale o aiutare il clinico nella diagnosi di Covid-19 e possiamo affermare ciò sulla base delle prove di efficacia presenti nella letteratura scientifica. Riteniamo in ogni caso giusto che ai bambini più vulnerabili e a quelli con malattie croniche possa essere offerta la vaccinazione antinfluenzale per poter tutelare al meglio il loro stato di salute.

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