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Covid, i danni ai polmoni fatali anche mesi dopo la negativizzazione: lo studio

Di Massimiliano Cassano
Pubblicato il 23 Gen. 2023 alle 19:02

Danni polmonari seri e progressione della polmonite anche dopo essere diventati negativi al Covid, con risvolti a volte fatali: uno studio di un gruppo di ricercatori dell’Università e del Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologica (Icgeb) di Trieste pubblicato sull’autorevole “The Journal of Pathology” mostra come i pazienti possano morire anche dopo mesi dalla negatività al virus Sars-Cov-2, con scenari identici a quelli rilevati nelle fasi acute dell’infezione.

Tutto è partito da una domanda: come facevano diversi individui a morire di polmonite interstiziale a distanza di mesi dalla prima negativizzazione del tampone molecolare? Sono stati considerati come la “terza categoria” di pazienti, dopo quelli che recuperano dalla fase acuta del virus e chi invece va incontro al Long-Covid restando sintomatico per diversi mesi.

Nello studio sono stati esaminati 27 casi, di età compresa tra 52 e 99 anni: erano Tutti negativi al tampone e al lavaggio broncoalveolare, ma sono deceduti per un peggioramento delle condizioni respiratorie.

“Nonostante l’apparente remissione virologica, la malattia si è rivelata molto simile a quella osservata negli individui con infezione acuta: con frequenti anomalie negli pneumociti, la fusione di due o più di essi e la presenza di alterazioni nella struttura della cartilagine dei bronchi – afferma Rossana Bussani, vicedirettrice della struttura complessa di anatomia e istologia patologica dell’ospedale di Cattinara e prima autrice dello studio – Il tutto in assenza di tracce virali nell’epitelio respiratorio: come ci saremmo aspettati con un test molecolare negativo”.

In un caso, un paziente è stato ricoverato dieci mesi, dall’infezione fino alla morte. Gli altri 26 invece erano stati dimessi al momento della negativizzazione, poi ricoverati nuovamente dopo il peggioramento delle condizioni respiratorie, fino al decesso.

“Abbiamo scoperto che il coronavirus può annidarsi in aree dell’apparato respiratorio – ha aggiunto Bussani – quali le ghiandole peribronchiali e la cartilagine dei bronchi – aggiunge la specialista, che è anche docente ordinario di anatomia patologica all’Università di Trieste – Qui abbiamo individuato la proteina Spike e quella del nucleocapside virale: indispensabili per l’attecchimento e la replicazione del virus”.

Con le mutazioni del virus e i vaccini, oggi, la situazione è totalmente differente: “Oggi i morti effettivamente a causa di Covid-19, tra i vaccinati, sono molto rari. Quando una persona regolarmente immunizzata viene a mancare, quasi sempre è a causa dell’aggravamento di un’altra malattia preesistente”.

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