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Cosa succede alla nostra mente quando viviamo un trip da sostanze allucinogene

Assumere una sostanza allucinogena può essere divertente a volte, ma altre volte invece si trasforma "in una guerra totale con il proprio subconscio"

Di Camilla Palladino
Pubblicato il 22 Gen. 2018 alle 15:09

Secondo quanto evidenziato dall’ultima indagine IPSAD, si stima che in Italia circa una persona su tre (il 33,5 per cento) di età compresa tra i 15 e i 64 anni abbia utilizzato, almeno una volta nella vita, una sostanza psicoattiva illegale.

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E circa una persona su 10 (il 10,3 per cento) ne ha fatto uso nell’ultimo anno.

L’utilizzo delle droghe allucinogene e psichedeliche aumenta di anno in anno, ormai anche grazie alla recente scoperta che questo tipo di sostanze induca uno “stato di coscienza elevato”, come afferma una ricerca pubblicata sul giornale Scientific Reports.

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Alcune volte, però, può succedere che il cervello rifiuti gli effetti psicotropi delle droghe e che i trip si trasformino “in una guerra totale con il proprio subconscio”, si può leggere su IFLScience.

Il cosiddetto “bad trip”, è un disturbo indotto dal cattivo utilizzo delle sostanze stupefacenti che può portare a provare sensazioni come panico o paura, dolore, isolamento, angoscia e paranoia, o può provocare la convinzione di stare per morire o di essere molto malato.

Per avere un’idea più chiara delle conseguenze di un bad trip, alcuni ricercatori della Johns Hopkins University hanno realizzato un sondaggio per categorizzarne i sintomi dopo aver ingerito un fungo allucinogeno cattivo.

Frederick Barrett, il principale autore del sondaggio, sostiene che le droghe allucinogene possano anche essere positive per la psicoterapia, confermando alcuni studi in merito.

Esse donano “l’opportunità di confrontarti con qualcosa che stavi cercando di evitare, ma affrontandolo lo attraversi e questo ti aiuta a guarire”, dichiara Barrett.

Leggi anche: Quali e quante droghe si consumano in Italia

Il rischio principale dei bad trips è che la convinzione di aver perso per sempre il contatto con la realtà possa provocare comportamenti disperati e dannosi e, raramente, casi di suicidio.

Secondo il professore di psichiatria della UCLA Charles Grob, alcune delle persone che hanno vissuto un bad trip durante la loro vita potrebbero presentare problemi psicologici duraturi.

Ciononostante, Grob dichiara fermamente che i casi di non guarigione sono estremamente rari, e si presentano solitamente nelle persone più vulnerabili, come quelle che soffrono di schizofrenia.

Uno studio recente ha mostrato che le persone con un alto tasso di nevrosi, infatti, hanno più probabilità di subire un bad trip, poiché non riescono ad accettare la temporanea perdita del controllo su se stessi.

Al contrario, un’altra ricerca afferma che le persone tendenti all’assimilazione – fenomeno che porta le persone a sentirsi completamente assorti nelle esperienze – hanno trip più piacevoli quando provano le sostanze allucinogene.

Inoltre le persone con alti livelli di assimilazione sono geneticamente predisposte ad avere esperienze migliori con le droghe psicotrope, poiché hanno un particolare polimorfismo nel gene che codifica i ricettori della serotonina (l’ormone del buonumore), ai quali si legano le sostanze stupefacenti all’interno del cervello.

Quello che sicuramente bisogna sapere prima di assumere un allucinogeno è che, una volta entrato in circolo, non si può far nulla per tornare indietro; anzi, la cosa peggiore che si possa fare è cercare di tornare alla normalità, magari assumendo antipsicotici.

Secondo Grob, infatti, questo potrebbe provocare “problemi complessi come depressione e demoralizzazione, dato che le persone rimangono bloccati in quell’esperienza e non riescono a superarla”.

Il bad trip potrebbe invece rivelarsi un’esperienza benefica per chi fosse capace di accettare ciò che svelano determinate droghe, e cioè quello che succede nella nostra mente sotto il loro effetto.

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