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Bologna: aumentano le malattie sessualmente trasmissibili, +400% per la sifilide

Uno studio rivela come ogni anno i numeri crescano sempre di più e ribadisce l'importanza della prevenzione

Di Rossella Melchionna
Pubblicato il 9 Nov. 2018 alle 18:16 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 01:20

Sifilide, clamidia e gonorrea. Le infezioni sessualmente trasmissibili hanno fatto registrare a Bologna un dato rilevante: dal 2000 a oggi sono aumentati vertiginosamente i casi in cui si verificano queste malattie. Ogni anno, infatti, si contano minimo 100 massimo 300 nuove diagnosi. Nello specifico, la sifilide ha avuto un incremento del 400 per cento rispetto a 15 anni fa.

Bologna, i numeri dello studio sulle malattie veneree

I numeri sono stati raccolti e presentati l’8 novembre 2018 dalla Commissione comunale Sanità. Antonietta D’Antuono – responsabile del Centro malattie sessualmente trasmissibili del Dipartimento di dermatologia del Sant’Orsola – dichiara analizzando i dati: “La sifilide colpisce soprattutto gli uomini. Una maggiore incidenza si ha tra gli omosessuali”.

Anche altre malattie veneree fanno segnalare un’impennata: ogni anno ci sono circa trecento casi di clamidia – diffusa in particolar modo tra le donne – e centosettanta di gonorrea. Ad esseri colpiti, comunque, sono i giovani tra i 18 e i 25 anni e gli uomini di mezza età.

Perché sono aumentati i casi?

La crescita del numero delle diagnosi, secondo lo studio, da una parte si registra perché molte più persone scelgono di farsi visitare. Ma dall’altra, spiega D’Antuono, “c’è una scarsa informazione su queste malattie e poca paura delle infezioni. Non se ne sente parlare”. La responsabile afferma anche che c’è una sorta di disattenzione verso l’Hiv. “Oggi, che per fortuna ci sono terapie che funzionano, se ne parla meno e quindi ci si preoccupa di meno”. Soltanto il 70% di chi scopre di avere una malattia venerea accetta di fare anche il test dell’Hiv. “Una percentuale molto bassa”, commenta D’Antuono.

Cosa fare per evitare le malattie sessualmente trasmissibili?

“La prevenzione dovrebbe essere realizzata dalle scuole e dagli ospedali” – sostiene la responsabile del Centro – “e raggiungere quelle fasce di popolazione che spesso non sono coperte”. D’Antuono aggiunge: “Bisogna stare attenti a tutte le sfaccettature”.

L’importanza dei contraccettivi

Il 50% degli utenti che si rivolge al Centro dichiara di non usare contraccetivi. Solo l’8 per cento sostiene di usare il preservativo in ogni occasione. “Il problema è che anche dei profilattici si parla poco e in pochi lo usano” sottolinea D’Antuono. “Molti non considerano pericolosi i rapporti orali e anali, perché c’è l’abitudine a pensare che il rischio sia legato solo a una gravidanza non voluta”.

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