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L’allarme di Bill Gates: “Una pandemia da 30 milioni di morti potrebbe diffondersi entro 10 anni”

Billa Gates, fondatore di Microsoft

"Il mondo deve prepararsi alle pandemie nello stesso modo serio in cui si prepara alla guerra", ha detto Bill Gates secondo il quale il mondo non è preparato a una minaccia di tale portata

Di Laura Melissari
Pubblicato il 6 Mag. 2018 alle 16:55 Aggiornato il 6 Mag. 2018 alle 17:59

Entro dieci anni una nuova malattia mortale si diffonderà in tutto il mondo, ma noi non saremo pronti. È quanto ha detto Bill Gates in una conferenza sulle epidemie ospitata dalla Massachusetts Medical Society e dal New England Journal of Medicine.

Nonostante in questo periodo storico ci siano numerosi traguardi per cui essere ottimisti, dal miglioramento delle condizioni di vita dei bambini nelle aree più povere all’eradicazione di malattie come la polio e la malaria, c’è anche “un’area in cui il mondo non sta facendo molti progressi”. E si tratta appunto dell’essere preparati ad affrontare una pandemia.

Sono in costante aumento le probabilità che una malattia del genere possa diffondersi e inoltre sta diventando sempre più facile per le singole persone o piccoli gruppi creare malattie, che potrebbero diffondersi a macchia d’olio in tutto il mondo.

Secondo il fondatore di Microsoft, potrebbe creata in laboratorio una forma letale di vaiolo.

E nel nostro mondo interconnesso, le persone viaggiano di continuo sugli aerei, attraversando le città di un continente e quelle di un altro in poche ore, aumentando le probabilità di diffusione delle malattie.

Gates ha presentato una simulazione dell’Institute for Disease Modeling secondo la quale una nuova influenza come quella che ha ucciso 50 milioni di persone nel 1918, potrebbe probabilmente uccidere 30 milioni di persone entro sei mesi.

“Se doveste dire ai governi del mondo che in questo momento sono in costruzione armi in grado di uccidere 30 milioni di persone, ci sarebbe un senso di urgenza nel prepararsi alla minaccia”, ha detto Gates.

Eppure, “nel caso di minacce biologiche, manca quel senso di urgenza”, ha affermato. “Il mondo deve prepararsi alle pandemie nello stesso modo in cui si prepara alla guerra”.

Secondo Bill Gates comunque siamo meglio preparati ora di quanto lo siamo stati in passato nell’affrontare altre pandemie. Abbiamo farmaci antivirali che in molti casi possono fare almeno qualcosa per migliorare i tassi di sopravvivenza. Abbiamo antibiotici che possono trattare infezioni secondarie come la polmonite associata all’influenza.

“E ci stiamo anche avvicinando a un vaccino contro l’influenza universale”, ha detto Gates, annunciando che la Fondazione Bill e Melinda Gates offrirà 12 milioni di dollari per incoraggiare lo sviluppo di un tale vaccino.

Proprio questa settimana, una nuova ricerca apparsa sulla rivista Science ha promosso lo sviluppo di una nuova modalità di diagnosi precoce che utilizza la  modo per utilizzare la tecnologia di modifica genetica delle Crispr, (clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats, ovvero una famiglia di segmenti di DNA) per rilevare rapidamente le malattie e identificarle con lo stesso meccanismo di un test  di gravidanza.

Eppure, secondo Bill Gates, non siamo ancora abbastanza bravi a identificare rapidamente la minaccia di una malattia e coordinare una risposta, come ha dimostrato l’ultima epidemia di Ebola.

C’è bisogno di una migliore comunicazione tra forze armate e governi per aiutare a coordinare le risposte, ha detto Gates, il quale sostiene che i governi abbiano bisogno di modi per ottenere rapidamente l’aiuto del settore privato quando si tratta di sviluppare tecnologie e strumenti per combattere una malattia mortale emergente.

Melinda Gates ha recentemente affermato che la minaccia di una pandemia globale, sia che emerga naturalmente sia che venga progettata il laboratorio, è stata forse il più grande rischio per l’umanità.

“Pensate al numero di persone che ogni giorno lasciano New York e viaggiano in tutto il mondo. Siamo un mondo interconnesso”, ha detto. “Queste connessioni ci rendono tutti più vulnerabili”.

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