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Gli aspetti più intimi della morte: cosa succede al nostro corpo quando moriamo

Nel progetto fotografico "About Dying", l'artista danese Cathrine Ertmann mette in mostra la morte nei suoi aspetti più intimi e nascosti. Una rappresentazione naturale e serena della fine della vita

Di Giuseppe Loris Ienco
Pubblicato il 23 Set. 2017 alle 18:30 Aggiornato il 18 Apr. 2019 alle 10:38

Nel progetto fotografico intitolato About Dying, l’artista danese Cathrine Ertmann mette in mostra gli aspetti più intimi e nascosti della morte. Autopsie, cremazioni e particolari di corpi irrigiditi dal rigor mortis si alternano a scene spesso molto forti, ma sempre caratterizzate da una rappresentazione naturale e rispettosa dei defunti.

TPI l’ha intervistata per conoscere meglio le motivazioni e lo scopo della sua ricerca fotografica.  La normalizzazione della morte è la chiave per interpretare queste immagini. Non più un tabù quindi, ma un evento naturale che dovrebbe motivare le persone a godersi di più la vita, senza essere travolti da angosce e paure.

Buona parte delle foto di Cathrine Ertmann sono state scattate nell’obitorio dell’ospedale dell’Università di Aarhus, la seconda città più popolata della Danimarca. Nelle immagini, la fotografa dà grande rilievo alla serenità e alla calma della morte, come semplice passaggio della vita.

Sono passati alcuni anni da quando hai presentato il tuo progetto fotografico About Dying. Credi che questa esperienza abbia inciso sul tuo sviluppo come persona e come artista?

Lavorare su About Dying mi ha trasmesso una grande pace. La morte non è così spaventosa come molti credono; al contrario, è un’esperienza quasi serena. Vedere questi cadaveri mi ha fatto capire che il corpo non è altro che una sorta di guscio che indossiamo nel corso della nostra vita. Ho anche avuto modo di osservare da vicino cosa vuol dire perdere una persona cara. Un’esperienza che mi ha aiutato molto di recente, dopo la morte di mia madre.

In un’intervista con la CNN hai detto che lo scopo di About Dying è “mostrare la morte per quello che è e guidare il pubblico a un rapporto più naturale con il decesso, senza lasciarsi sopraffare dal dolore”. Sulla base dei pareri da te ricevuti, credi di essere riuscita a ottenere quello che volevi?

Direi proprio di sì. Le foto di About Dying hanno ricevuto moltissime attenzioni e sono state pubblicate in tutto il mondo. Dopo quattro anni continuano a contattarmi; proprio ieri ho ricevuto un’e-mail dal Brasile. Al 95 per cento delle persone che hanno visto i miei scatti il progetto è piaciuto. Molti di loro mi hanno detto di aver colto il messaggio, di essere riusciti ad allontanare tutte le terribili sensazioni che tradizionalmente sono legate alla morte. La cosa che mi rende più felice è il fatto che questi pareri positivi siano arrivati da persone di religioni, nazionalità, età e culture profondamente diverse.

In una foto si vede un corpo dentro un forno crematorio, avvolto dalle fiamme. È un’immagine molto forte, quasi “infernale”. Negli altri scatti, invece, emerge un senso di pace e tranquillità. Credi che la foto in questione abbia un significato particolare, essendo così in contrasto con le altre?

Non credo che la foto del forno crematorio sia così forte. Rappresenta semplicemente la descrizione di un processo, un’immagine intima in grado di trasmettere la stessa pace delle altre. È solo un corpo, sono solo ossa: l’anima è già volata via. Credo che la cremazione sia il modo più rispettoso per lasciare andar via un corpo. Odio il pensiero della decomposizione.

 

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