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“Sogno la mia canzone a Sanremo per tutti i malati di Sla”. L’appello di Dj Fanny a Baglioni

Andrea Turnu, 30 anni

Dj Fanny ha la Sla ma è deciso a vivere la sua vita al meglio e a battersi per sensibilizzare gli altri sulla sua malattia. Per questo vorrebbe arrivare sul palco dell'Ariston

Di Anna Ditta
Pubblicato il 12 Gen. 2018 alle 11:42 Aggiornato il 18 Apr. 2019 alle 10:36

Andrea Turnu crea le sue canzoni con gli occhi. Ha trent’anni e vive ad Ales, un paese in provincia di Oristano, in Sardegna. Da cinque anni è immobilizzato a letto a causa della Sla, una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, le cellule celebrali che controllano l’attività della muscolatura volontaria.

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Per questo Andrea non può muoversi, ma usa la musica per superare le barriere del letto o della stanza e ha tantissimi progetti per la testa.

Con il suo nome d’arte “Dj Fanny” ha pubblicato già due canzoni, e ora ha rivolto un appello a Claudio Baglioni, conduttore del Festival di Sanremo 2018, affinché il suo nuovo brano arrivi sul palco dell’Ariston e possa sensibilizzare il pubblico nei confronti della sua malattia.

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Andrea ci aveva provato già lo scorso anno, senza successo, ma non è il tipo che si arrende, e usando l’hashtag #djfannysanremo2018 ha lanciato una campagna social per sostenere la sua richiesta. 

“Sono determinato a vivere al meglio la mia vita, senza piangermi troppo addosso”, ha spiegato a TPI. “Per questo motivo faccio quel che faccio, per incoraggiare gli altri malati a vivere una vita dignitosa. Andare a Sanremo sarebbe un bel traguardo per noi malati gravissimi”.

Andrea, tu sei l’unica persona in grado di mixare con gli occhi. Ci spieghi come riesci a farlo?

In realtà è più facile di quello che sembra. Lo faccio attraverso un computer dove è installata una videocamera speciale che legge il movimento delle pupille. Attraverso questo riesco a mixare, scrivere, pagare i miei dipendenti e così via. Questa tecnologia aiuta molto noi malati.

Da quanto tempo hai dentro l’amore per la musica? Come è cambiato, se è cambiato, dopo l’insorgere della Sla?

Ho sempre avuto la passione per la musica, già da bambino aspettavo l’estate per guardare il Festivalbar, poi circa dieci anni fa decisi di comprare una consolle giusto per suonare alle feste con amici e in qualche locale. C’è stato però un periodo in cui a causa della malattia ho smesso di suonare, per via dei movimenti ormai limitati.

Per circa due anni non sono riuscito a suonare. Ma dopo il rientro da una lunga convalescenza in rianimazione dove ho effettuato l’intervento di tracheostomia, grazie a questo speciale computer ho potuto riutilizzare i programmi per fare musica. Da quel giorno non mi sono fermato un attimo, ho sempre tanti progetti per la testa.

Come è stato accolto il primo brano che hai composto, My window on the music, su iTunes? Cosa puoi dirci sul nuovo brano che hai creato insieme a una ragazza siciliana che combatte anche lei contro la Sla?

A febbraio 2017 è uscito il mio primo brano, My window on the music in collaborazione con Francesco Daros e il dj Gary Caos. Appena uscito è stato subito un successo, perché siamo riusciti ad arrivare al secondo posto sulla classifica dance di iTunes.

Naturalmente la collaborazione con Francesco e Gary continua, infatti è pronto un nuovo brano, On the edge. A differenza del primo, abbiamo coinvolto anche una ragazza siciliana, Federica Mastrosimone, 24 anni, anche lei in uno stato della malattia avanzato. Il brano sarà quindi un duetto di voci artificiali.

Il ricavato dei tuoi brani viene devoluto all’Aisla. Pensi che se tutti diamo una mano si possa arrivare a un risultato nella cura di questa malattia?

Si, il ricavato va sempre alla ricerca contro la Sla, il primo brano andrà ad AISLSA, mentre il secondo andrà a un nuovo progetto a cui sto collaborando, lo SLA DREAM TEAM, che è un team composto da vari ricercatori provenienti da tutto il mondo.

È molto importante che tutte le persone sostengano la ricerca donando quel che possono perché c’è bisogno di tantissimi fondi. Quindi è giusto fare la propria donazione, non solo per la Sla, ma per tutte le malattie.

Hai chiesto a Baglioni attraverso la stampa di invitarti al Festival di Sanremo. Immaginiamo che tu sia sul palco dell’Ariston. Cosa diresti al pubblico e a chi ti guarda da casa?

So che è quasi impossibile ma io vorrei comunque chiedergli di portare il mio nuovo brano, On the edge, sul palco di Sanremo 2018. Non si tratta di una smania di diventare famosi o simili, semplicemente Sanremo è, per la musica e non solo, la cassa di risonanza più importante e la mia volontà è quella di sensibilizzare su questo argomento più persone possibili.

Sono sicuro che se la mia canzone passasse a Sanremo, il messaggio sarebbe recepito in maniera forte da tantissime persone e questo è davvero essenziale. Quindi se dovessi salire su quel palco, parlerei non solo di musica, ma soprattutto anche della malattia: SLA, tre lettere che fanno paura solamente a sentirle nominare, ma di cui purtroppo si sa ancora molto poco, quindi inviterei tutte le persone che ci guarderebbero a sostenere la battaglia contro la Sla.

Nel tuo messaggio di auguri per il nuovo anno hai ricordato che vivere con la Sla, o vicino a qualcuno che ha questa malattia, “non è sempre rose e fiori”. Dalla tua pagina però passa sempre un grande messaggio di ottimismo. Come riesci a conciliare le due cose?

Si è vero, questo ogni tanto va ricordato, perché a volte mi è capitato anche di leggere che così facendo, mixando musica e mettendo video e foto online, le persone mi dicessero che stavo dando un messaggio sbagliato sulla malatia, mentre non è affatto così.

Anche a me piacerebbe tornare ad avere la vita di prima, ma sono una persona realista e cerco di vivere nel modo migliore possibile senza piangermi troppo addosso. Per questo motivo faccio quel che faccio, in modo da incoraggiare gli altri malati a vivere una vita dignitosa. Andare a Sanremo sarebbe un bel traguardo per noi malati gravissimi.

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