Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
Home » Salute

Oggi è la Giornata internazionale dell’aborto libero e sicuro

Credit: Afp

Il 28 settembre è la Giornata internazionale dell'aborto libero e sicuro. Manifestazioni organizzate in molti paesi per difendere il diritto a interrompere una gravidanza. In Italia scenda in piazza Non Una Di Meno per "l’autodeterminazione e la libertà di scelta sui nostri corpi"

Di Marta Facchini
Pubblicato il 28 Set. 2019 alle 08:10 Aggiornato il 29 Set. 2019 alle 19:55

Aborto libero, gratuito e sicuro: oggi una giornata in piazza per difendere la libertà di scelta

Autodeterminazione. Aborto depenalizzato e gratuito. Sono le parole d’ordine urlate da chi oggi, Giornata mondiale per l’aborto libero e sicuro, scende in piazza per difendere la libertà di scegliere. Si marcia in strada in ogni continente: in Argentina, dove l’interruzione volontaria di gravidanza è permessa solo in caso di stupro e se la salute della donna è in pericolo. Per le strade di Buenos Aires, chi manifesta tiene legato intorno al polso un pañuelo verde, il pezzo di stoffa che ha sostituito il fazzoletto bianco delle madri dei desaparecidos dell’America Latina, diventato il simbolo della battaglia che chiede al Senato di legalizzare l’Ivg.

“Vi racconto l’inferno delle donne argentine, costrette a morire a causa degli aborti clandestini”

Si marcia in Cile, che autorizza l’aborto solo se la gravidanza è frutto di uno stupro o se la salute della donna è a rischio. Si va in strada in Messico, dove lo stato di Oaxaca ha appena approvato una legge che permetterà di portare a termine una gravidanza. Una decisione storica: quando i giudici hanno pronunciato la sentenza, le attiviste riunite nell’aula del Congresso si sono strette in un abbraccio trionfante, mentre fuori le associazioni pro-life hanno sgranato rosari e pregato. Secondo i dati del Ministero della Salute di Oaxaca, sono almeno 2.300 gli aborti clandestini eseguiti ogni anno. Ma si stima che, per ogni Ivg conosciuta, ce ne siano tre tenute nascoste. Solo tra il 1999 e il 2013, nel paese più di mille donne sono morte sotto i ferri di una mammana.

Si va in strada a Malta, dove l’aborto è totalmente illegale e chi interrompe la gravidanza può rischiare fino a tre anni di carcere. Ma sull’isola, roccaforte cattolica, è nato il primo movimento per il diritto all’aborto. Chi ne fa parte, anche giovani dottori, oggi ha scritto sui cartelloni “My body, my choice”. Alcuni medici hanno indossato una maglietta viola e organizzato banchetti in strada dove distribuiscono materiale informativo. Su un altro cartello fatto a mano, hanno ricalcato a mano “Safe abortion, saves lives”.

La Giornata mondiale per l’aborto libero e sicuro è stata istituita nel 1990 grazie a una rete di oltre mille associazioni in 115 paesi. È un appuntamento che mira a sostenere il diritto a scegliere del proprio corpo e della propria sessualità riproduttiva.

Secondo gli ultimi dati forniti dall’Organizzazione mondiale della sanità, pubblicati nel 2017, ogni anno nel mondo quasi 50mila donne perdono la vita a causa di un aborto illegale. L’Oms sottolinea che quando i governi limitano le possibilità di portare a termine volontariamente una gravidanza gli aborti non smettono: proseguono e diventano meno sicuri. Le conseguenze sono duplici: la criminalizzazione di medici pro-choice e l’uso di metodologie alternative, come le grucce per i vestiti e le erbe tossiche.

Secondo i dati elaborati dal Guttmacher Institute, pubblicati nel 2017, le donne al mondo in età riproduttiva sono circa 1,6 miliardi: quasi 100 milioni, circa il 6 per cento, vive in paesi in cui l’aborto non è permesso in alcun caso. Il 21 per cento delle donne in età riproduttiva si trova in paesi in cui l’aborto è ammesso solo per salvare la vita della gestante mentre l’11 per cento in paesi in cui l’Ivg è consentita per proteggere la salute fisica della donna. 

Secondo l’istituto di ricerca, solo il  37 per cento delle donne in età fertile vive in paesi in cui l’aborto è permesso senza divieti, fatta eccezione per il limite dei giorni di gestazione oltre il quale non è più consentito interrompere la gravidanza. Negli ultimi anni si è assistito ad alcuni miglioramenti e ora sono sessanta i paesi al mondo che permettono l’accesso libero e legale all’aborto. Lo proibiscono totalmente in 26.

In Italia, in base ai dati forniti dal Sistema di sorveglianza epidemiologica della Ivg coordinata dall’Istituto superiore di sanità, dal Ministero della Salute e dall’Istat, le interruzioni volontarie di gravidanza continuano a calare. Nel 2016 sono stati effettuati 84.926 interventi con una diminuzione del 3,1 per cento rispetto al 2015. Se si considerano soltanto le cittadine italiane, il numero cala ulteriormente: gli aborti sono stati meno di 60mila, ovvero il 74,7 per cento in meno del 1982. 

Sempre secondo il ministero, il numero dei medici non obiettori è considerato “congruo” nonostante “quelli non assegnati al servizio Ivg” e “il carico di lavoro richiesto, anche nelle situazioni di maggiore scostamento dai valori medi, non dovrebbe impedire ai non obiettori di svolgere anche altre attività oltre le Ivg e non dovrebbe creare problemi nel soddisfare la domanda di Ivg”. Tuttavia, come ha sottolineato Laiga-Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’applicazione della legge 194/78, i dati tengono in considerazione solo i documenti compilati dai medici e, quindi, non sono elaborati analizzando la richiesta effettiva delle donne di abortire. Rimangono, poi, intere regioni in cui le possibilità sono limitate. In tutto il Molise, a praticare l’aborto terapeutico è un solo medico.

Oggi, in Italia, Non una di meno manifesta con presidi, assemblee, proiezioni e dibattiti. “Ci mobilitiamo per l’autodeterminazione e la libertà di scelta sui nostri corpi”, hanno scritto le attiviste in una nota. “Saremo parte del movimento per l’aborto libero sicuro e gratuito che si sta mobilitando ovunque, e soprattutto nei Paesi dove abortire è ancora un reato, da Andorra e Malta all’Argentina”. E se oltreoceano il pañuelo è verde, qui è fucsia.

Leggi l'articolo originale su TPI.it
Mostra tutto
Exit mobile version