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    Test sierologici: tanti costi e pochi kit (in scadenza). Il piano del governo sembra già un flop

    Di Valeria Brancato
    Pubblicato il 12 Giu. 2020 alle 09:01 Aggiornato il 12 Giu. 2020 alle 09:58

    L’Aula del Senato ha approvato il decreto legge sui test epidemiologici e sierologici per il contrasto al coronavirus. Il testo, che ora va alla Camera, è stato approvato a Palazzo Madama con 135 voti a favore, 101 contrari ed un astenuto. Ad esprimersi contro il provvedimento l’opposizione che ha evidenziato più criticità. Non sono mancate infatti durante i lavori d’aula critiche e polemiche per la scelta del Governo. L’opposizione ha evidenziato come il provvedimento abbia già registrato dei profondi limiti, sia nel merito che nel metodo. “È assurdo – ha sostenuto Marco Siclari di Forza Italia – ritrovarsi in quest’Aula, in Parlamento, a dover discutere e votare un provvedimento che è già operativo: non c’è nulla da approvare oggi e da far partire domani, perché i test li stanno già effettuando”.

    I dubbi emersi riguardano anche l’effettiva utilità di un’indagine sierologica che coinvolge solo 150mila persone a fronte di una popolazione di 60 milioni di persone. A tutto ciò si aggiunge la preoccupazione proprio per la risposta da parte della gente. Non c’è stato infatti da parte dei cittadini selezionati dall’Istat per effettuare i test sierologici la partecipazione che il Ministero della Salute e la Croce Rossa si aspettavano. È lo stesso Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, sentito in commissione sanità, ad affermare che su 167mila telefonate e contatti avuti con i cittadini invitati a fare il test, soltanto 17mila hanno risposto dando la disponibilità.

    “Un flop”, tuona la Lega in aula. “Una fake news – la definisce il senatore di Fratelli d’Italia, Francesco Zaffini – che ci costerà 5 milioni di euro”. Le polemiche infatti riguardano anche i costi dell’intera operazione. Perché se è vero che i 150mila test sono stati un “dono” da parte della multinazionale Abbott, avviare l’indagine di siero-prevalenza ha avuto dei costi. Parliamo di una spesa totale di quasi 5 milioni di euro. Il Governo ha stanziato 385 mila euro per consentire all’Istat di conferire fino ad un massimo di dieci incarichi della durata di sei mesi; 220mila euro, per il 2020, sono destinati alla realizzazione della piattaforma tecnologica; 1.700.000 euro per l’attività svolta dalla Croce Rossa italiana; 700mila euro per la conservazione dei campioni raccolti presso la banca biologica; 1.500.000 euro per l’acquisto dei dispositivi idonei alla somministrazione delle analisi sierologiche. “Difficile credere, contesta la senatrice leghista Sonia Fregolent, che su 2.500 dipendenti dell’Istat non esistano all’interno dell’Istituto dieci persone con i requisiti per elaborare i dati di 150mila campioni di test”.

    Altro aspetto in gioco è la privacy, in riferimento al trattamento dei dati che verranno raccolti dall’indagine di siero-prevalenza. Perplessità, dunque. Non solo per i costi ma anche per quanto riguarda la tutela della riservatezza di dati personali sensibili. L’elevato numero di soggetti istituzionali coinvolti nella procedura rischia infatti, a detta dell’opposizione, di ingenerare problemi di coordinamento tra gli stessi e di tutela della privacy. Tutti elementi che vanno ad aggiungersi a quanto emerso dalla nostra inchiesta sui kit utilizzati per l’indagine sierologica, ovvero la loro imminente scadenza. Circostanza questa che però tutti sembrano ignorare.

    Non ne sa nulla l’Istat, ma come tiene a precisare a TPI il direttore centrale dell’Istituto di Statistica, Linda Laura Sabbadini “non è un’informazione che li riguarda. Il compito dell’Istat è quello relativo esclusivamente al disegno del campione e all’analisi dei risultati. Il resto, afferma, è in mano al Ministero della Salute”. Che i 150 mila test siano in scadenza il prossimo 15 luglio, come affermato dal Crq Sicilia non lo sa neanche la Croce Rossa. Michele Bonizzi, Responsabile Salute CRI, contattato da TPI afferma che “la notizia non riguarda la Croce Rossa. Non è di nostra competenza. Il nostro compito è esclusivamente quello di fare le chiamate e i prelievi. Il progetto è del Ministero della Salute”.

    Il Ministero della Salute non ha ancora risposto alla nostra richiesta di chiarimenti. Resta dunque la circostanza evidenziata attraverso una nota ufficiale dal Centro regionale di qualità dei laboratori in Sicilia sulla necessità di utilizzare i kit Abbott in uso per l’indagine di siero-prevalenza nel più breve tempo possibile, perché in scadenza. Il tempo, in questo caso, non si rivela un buon alleato: 120 mila test in 20 giorni sembrano una sfida piuttosto ardua. Su tutto la consapevolezza, come affermato in aula dal Ministro della Salute Speranza, che “l’epidemia non si è conclusa, non è finita. Ci sono ancora focolai di trasmissione attivi. Il virus, anche se in forma ridotta e con una prevalenza di casi asintomatici, continua a circolare.”

    Leggi anche: Test sierologici, i kit scelti dal governo non rilevano gli anticorpi che bloccano il virus e stanno per scadere 

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