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    Effetto Gaza: piazze piene, urne vuote. L’ultimo sondaggio di Youtrend spiega perché

    I cortei si riempiono di giovani, i partiti si schierano, la sinistra ci crede. Ma in cabina elettorale gli italiani pensano ad altro. Un sondaggio di Youtrend mostra come le manifestazioni contro la guerra in Medio Oriente non si siano tradotte in voti

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 19 Dic. 2025 alle 16:27

    Le elezioni regionali nelle Marche dello scorso settembre avevano già evidenziato questo tema: il candidato del centrosinistra Matteo Ricci ha dedicato gli ultimi giorni della campagna elettorale a iniziative apertamente a favore della causa palestinese. Le urne, tuttavia, hanno sancito la sua sconfitta con un margine di diversi punti in una regione che il centrosinistra riteneva essere contendibile.
    In tale occasione, mentre Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra e Movimento Cinque Stelle si allineavano ciascuno a suo modo alle proteste di piazza pro-palestinesi, in molti si chiedevano se tali manifestazioni così partecipate rappresentassero un’opinione diffusa e potessero avere un peso sulle scelte elettorali.
    A rispondere in maniera più dettagliata a queste domande ci ha pensato un sondaggio realizzato da Youtrend, che ha chiesto agli italiani se gli sviluppi in generale della questione israelo-palestinese – quindi della guerra a Gaza in primis – abbiano influito sulla propria intenzione di voto. Il sondaggio è stato realizzato lo scorso novembre, quando tre regioni italiane si apprestavano ad andare alle urne e altre tre avevano da poco votato, dunque per un pezzo di popolazione non si trattava di un semplice sondaggio a freddo, a distanza di sicurezza da un voto reale.

    Nota metodologica: sondaggio auto-commissionato a cura di Youtrend, realizzato con metodologia CAWI su un campione di 804 casi rappresentativo della popolazione maggiorenne residente in Italia, indagato per quote di sesso ed età e stratificato per titolo di studio e area ISTAT di residenza. Interviste raccolte tra il 18 e il 23 novembre 2025. Il margine di errore è +/-3,5% con intervallo di confidenza del 95%.

    I risultati della rilevazione
    Nel quesito è stato chiesto agli elettori quanto la questione mediorientale influisca sul proprio voto, senza fare distinzione tra i sostenitori delle parti in causa e cittadini semplicemente toccati in generale dalla guerra. Guardando i risultati, vediamo come le impressioni emerse dopo il voto marchigiano siano in gran parte confermate. Solo il 5 per cento degli intervistati, infatti, dichiara di aver cambiato la propria intenzione di voto verso un partito più vicino alle proprie posizioni, mentre il 17 per cento dice di aver confermato la fiducia verso il proprio partito per la sua posizione sul tema. Il 23 per cento dice di essere coinvolto dalla questione israelo-palestinese, ma che questo non influisce sulla propria intenzione di voto, mentre l’opzione maggioritaria è quella di chi ritiene apertamente che il tema non influisce in alcun modo sulla propria scelta: questa fetta è pari al 37 per cento. A questo si aggiunge un 19 per cento di persone che si dice in generale disinteressato all’argomento. In sintesi, il 56 per cento degli elettori non attribuisce alcun peso all’attuale situazione mediorientale ai fini del voto, un 23 la percepisce come rilevante ma la separa dalla decisione elettorale, mentre solo il 22 per cento la considera effettivamente determinante.
    «Il conflitto a Gaza è un tema che sta a cuore agli italiani», ha dichiarato Giovanni Diamanti di Youtrend a TPI.  Secondo Diamanti, le diverse ricerche hanno finora mostrato una sensibilità diffusa verso il conflitto, in particolare verso la Palestina: circa il 45 per cento degli intervistati, infatti, ha dichiarato in diverse forme di seguirlo. Tuttavia, Diamanti sottolinea che, come emerso anche dopo le elezioni nelle Marche, l’attenzione non si traduce in un impatto sul voto: «Gaza non è un driver di voto: per gli italiani non rappresenta un tema decisivo in cabina elettorale».

    Schieramenti e fasce d’età
    Il sondaggio non si limita a un dato complessivo, e ci offre anche un’analisi per schieramento politico, da cui risulta come il tema Gaza sia decisamente più rilevante tra chi si schiera con il centrosinistra. Tra gli elettori del “Campo largo”, infatti, il 34 per cento dichiara che la posizione del proprio partito sul tema israelo-palestinese ha contribuito a confermare la propria scelta, il doppio della media nazionale, e il 6 per cento ha cambiato la propria scelta per avvicinarsi a un partito più allineato alle proprie posizioni. Tuttavia, il 30 per cento degli elettori di quest’area ha dichiarato che il tema non ha influenzato la sua scelta, mentre sono appena il 5 quelli che si dicono totalmente disinteressati all’argomento. Il 25, invece, si sente coinvolto dal conflitto, senza che questo incida sul suo voto.
    Tra gli elettori del centrodestra, il quadro è molto diverso rispetto al Campo Largo. Il 53 per cento, infatti, dichiara che il tema Gaza non influisce sulla propria scelta elettorale, mentre il 14 per cento si dice totalmente disinteressato: in totale, due terzi dell’elettorato dell’area. Il 19 per cento si sente invece toccato dal conflitto, senza che ciò modifichi il proprio voto. Solo il 9 per cento ha confermato la propria scelta per via delle posizioni del suo partito, e appena il 5 per cento ha cambiato il proprio voto.
    «È un tema che sicuramente tocca di più la sinistra e rimane un po’ relegato nell’elettorato progressista», ha commentato Diamanti, sottolineando come il dato confermi anche che il conflitto sia più sentito dai giovani. La fascia di età tra i 18 e i 34 anni mostra infatti maggiore attenzione al tema, pur con la maggioranza che dichiara di non esserne influenzata. La percentuale su cui l’impatto del conflitto sul voto è determinante cala nella fascia intermedia e risale leggermente tra gli over 55.

    Effetto parziale
    In sintesi, il sondaggio conferma quanto osservato dopo le elezioni regionali: nonostante l’ampia mobilitazione dei sostenitori della causa palestinese, per la maggioranza dell’opinione pubblica il conflitto israelo-palestinese, per quanto sentito, resta secondario e, tra chi è interessato, solo una minoranza ne tiene conto in cabina elettorale.
    Ovviamente, tra i partiti ci sono realtà che storicamente, da una parte o dall’altra del conflitto e dello spettro politico, hanno una posizione strutturata sull’argomento e la portano avanti con un certo impegno. Se l’attenzione su quanto sta avvenendo in Medio Oriente è doverosa da parte della politica al di là del riscontro elettorale, il sondaggio ci dice che la trasformazione delle proprie posizioni in consenso riguarda solo una parte di elettorato, principalmente schierata a sinistra.

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