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    Michele Santoro scende in campo: “Fondo il partito che non c’è e mi alleo con Conte”

    Michele Santoro
    Di Maria Elena Marsico
    Pubblicato il 30 Lug. 2022 alle 10:05

    Per Michele Santoro il Partito Democratico “non ha più nulla a che vedere con la sinistra” ed è diventato “il più atlantista di tutti”. Lo ha spiegato in un’intervista con Repubblica dove alla domanda “Fonda un partito?” ha risposto di essere disponibile a dare un contributo con tutte “le sue conoscenze e capacità di comunicazione”. Ma non gli interesserebbe fare il candidato indipendente “senza un progetto che guardi al futuro”. Il giornalista ha sottolineato che lo farebbe per “un partito che non c’è e che non c’è mai stato” e che “qualunque cosa succeda il 25 settembre, dal giorno dopo andrà avanti comunque”. E con un riferimento felliniano ha specificato: “Ma quale rossobruno, sono come Ciccio Ingrassia che in Amarcord sale sull’albero e dice “voglio una donna”, anche io vorrei salire urlare: voglio un partito”.

    Ha poi aggiunto che il Pd, dopo la fine dell’alleanza con il Movimento 5 Stelle, “è scoperto a sinistra” e che se Enrico Letta “insiste nell’ammucchiata di centrodestra dentro la sinistra, resta lo spazio per un campo alternativo. Se in questo campo ci fosse spazio per una lista per la pace, perché no?”. Se fosse nei panni del segretario dem, inoltre, non darebbe per scontata la rottura con Giuseppe Conte: chiederei una mano a chi, come me, rappresenta il dissenso sulla guerra”.

    Santoro ha poi spiegato di non aver compreso le scelte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non capisce “la fretta di chiudere il governo Draghi ad agosto”. Il giornalista ha sottolineato che si andrà al voto “in un momento tra i più delicati del dopoguerra, con una campagna elettorale di pochi giorni, gli ultimi, e con un’opinione pubblica che è al 50% critica di tutti gli attori politici” e ha aggiunto che Mattarella “ha provato a convincere Mario Draghi, ma Draghi se l’è data a gambe”. Nel corso dell’intervista, Santoro ha spiegato che il Capo dello Stato doveva fare qualunque cosa “pur di non creare un’impossibile campagna elettorale in agosto”.

    Per quanto riguarda la destra, “ha sfruttato l’occasione per capitalizzare con poca spesa un risultato clamoroso”. E sulla guerra in Ucraina, il conduttore ha detto: “L’invasione è stato un atto criminale grave” e nega il fatto che “la guerra e le armi siano la soluzione. Se i 100 miliardi spesi per armare Kiev li avessero investiti per costruire la pace tra Russia e Ucraina, magari non ci sarebbe stata l’invasione”.

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