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    Da “49 milioni” a Berlusconi, tutte le parole che non si possono scrivere sulla bacheca di Salvini

    Profilo Facebook Andrea Spinelli Barrile
    Di Charlotte Matteini
    Pubblicato il 30 Giu. 2019 alle 12:52

    Salvini Blacklist Facebook | Quello dei “49 milioni“, la cifra che la Lega deve restituire all’Erario in comode rate per 80 anni, è diventato ormai da mesi un vero e proprio tormentone, così tanto tormentone che da qualche tempo non è più possibile scrivere alcun commento che contenga le due parole sulla bacheca di Matteo Salvini.

    “49 milioni” è finito in blacklist, chiunque provi a scriverlo sotto ai post della pagina ufficiale del ministro dell’Interno viene redarguito da Facebook con un messaggio che più chiaro non si può: “Il tuo commento contiene una parola che figura in black-list”.

    Il commento non appare pubblicamente, rimane come fosse in sospeso e marchiato in rosso. Nessuno, dunque, saprà mai che l’utente “X” ha scritto quel messaggio sulla bacheca del Capitano, solo l’utente stesso provandoci può accorgersi dell’esistenza del blocco operato dai social media manager del vicepremier.

    Ma “49 milioni” non è certo l’unica stringa di parole finita in blacklist, ce ne sono molte altre. TPI ha provato a commentare i post di Matteo Salvini inserendo una serie di parole “sensibili”, relative a casi e polemiche che la Lega sembra non aver affatto voglia di affrontare.

    E così, provando e riprovando, abbiamo scoperto che “49 milioni” non è certo l’unica stringa di parole censurata dalla pagina del vicepremier, gli utenti non possono scrivere nemmeno “legnano”, per esempio, il nome della città lombarda guidata dal sindaco leghista Gianbattista Fratus arrestato qualche mese fa per presunte tangenti.

    Anche “Siri” e “Armando Siri” – il nome dell’ex sottosegretario leghista alle Infrastrutture indagato per corruzione – figurano nella lista nera. E poi, ancora: sulla bacheca di Matteo Salvini non si può scrivere nemmeno “fatti processare”, “trota” oppure “Belsito”, “diamanti” e “Casapound”.

    Perfino “Berlusconi” risulta incomprensibilmente bannato. Vuoi scrivere “terrone” o “negro”? Nessun problema, questi termini dispregiativi non sono nella lista nera e possono essere tranquillamente inseriti nei commenti pubblicati sotto le decine di post del capo del Viminale.

    Ma che cos’è questa blacklist e a che cosa servirebbe? La blacklist è uno strumento offerto da Facebook ai gestori di pagine pubbliche che ha uno scopo ben preciso: evitare commenti spam che continuano a ripetersi nel tempo, spesso pubblicati da bot che agiscono in autonomia per diffondere messaggi e link “spazzatura”, oppure bloccare una serie di parolacce per evitare che gli utenti passino il tempo a insultarsi con improperi inqualificabili.

    Nel caso della pagina pubblica del ministro dell’Interno, però, sembra che la funzione di blacklist venga utilizzata non tanto come strumento di “pulizia” per mantenere le conversazioni online a un livello di educazione accettabile, ma anzi come un vero e proprio strumento di censura.

    Nessuno si azzardi a scrivere riferimenti a polemiche che coinvolgono Salvini e la Lega, la pagina del vicepremier deve pullulare di complimenti, la contestazione non è ammessa. Nota a margine: è possibile aggirare il blocco della blacklist scrivendo le svariate parole bloccate modificandole un po’: “48+1 milioni” al posto di “49 milioni” è accettato, oppure “silvioberlusconi” e “fattiprocessare” senza spazi possono essere tranquillamente inseriti nei commenti senza che vengano bloccati dal filtro.

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