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    Bonafede: “Ecco la mia riforma della Giustizia, la Lega non la blocchi”

    Credit: Ansa

    Il Guadasigilli ha sottolineato la necessità di discutere il testo nel prossimo Consiglio dei ministri. La riforma, ha affermato, "è fondamentale per l'economia e la vita dei cittadini"

    Di Marta Facchini
    Pubblicato il 29 Lug. 2019 alle 12:04 Aggiornato il 15 Set. 2019 alle 23:06

    Riforma giustizia, le parole del ministro Alfonso Bonafede

    Il limite di sei anni per un processo. L’introduzione del sorteggio tra i candidati al Consiglio superiore della magistratura, prima della vera elezione. E limiti più rigidi per i magistrati che si candidano in politica. Sono alcuni dei punti della riforma della Giustizia voluta dal Guardasigilli Alfonso Bonafede che, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha sottolineato la necessità di portare il testo in discussione già nel prossimo Consiglio dei ministri. “Non si può più aspettare”, ha affermato il pentastellato.

    “Abbiamo fatto investimenti con un piano assunzioni per 8.000 unità e avviato un concorso per funzionari che non si faceva da vent’anni. Bloccare una riforma che riduce i tempi della giustizia civile e penale significa bloccare l’economia italiana, e questo non è tollerabile”, ha dichiarato al quotidiano di via Solferino.

    La riforma, finora, non è piaciuta troppo al ministro dell’Interno Matteo Salvini. Nonostante il testo sia stato scritto dopo “costanti incontri” con la ministra della Lega Giulia Bongiorno, il Carroccio punta a ottenere tempi più rapidi, la separazione tra le carriere dei giudici e dei pm, e una riforma delle intercettazioni.

    “Non so a quale testo si riferisse, ma quello che abbiamo presentato è il frutto (…) di confronti con magistrati e avvocati. Io resto aperto al dialogo con tutti, ma al punto in cui siamo arrivati mi aspetto un atteggiamento costruttivo e favorevole per ridurre i tempi dei processi”, ha evidenziato Bonafede.

    E, ancora, sui tempi dei processi, il Guardasigilli ha risposto: “abbiamo introdotto termini perentori entro i quali, se un procedimento non è concluso, i magistrati saranno chiamati a rendere conto del loro operato”, da nove anni, “li abbiamo portati a sei anni”.

    “E comunque inserire in questa proposta che tocca tantissimi aspetti, dal processo civile a quello penale alla riforma del Consiglio superiore della magistratura, il tema delle intercettazioni che non incidono sui tempi della giustizia, o la separazione delle carriere che prevede modifiche costituzionali, significa affrontare altri tipi di questioni e quindi procrastinare i tempi di questa riforma. Il paese non se lo può permettere”, ha concluso Bonafede.

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