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    Renzi-Arabia Saudita, “Inammissibile che la legge consenta a un parlamentare di ricevere soldi da Paesi stranieri”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 29 Gen. 2021 alle 13:14

    Caso Renzi-Arabia Saudita: “Bisogna limitare le attività extraparlamentari”

    “Bisogna regolamentare e limitare le attività extraparlamentari”: lo chiede The Good Lobby, organizzazione non profit impegnata a rendere più democratica ed equa la società, dopo le polemiche scaturite dal viaggio di Matteo Renzi in Arabia Saudita.

    Secondo Federico Anghelé, direttore dell’associazione, infatti, non è ammissibile che un senatore della Repubblica, e anche ex presidente del Consiglio, possa “viaggiare su un jet privato offerto dal fondo sovrano di un altro Paese”, così come non è opportuno, a suo avviso, che “egli percepisca un compenso regolare come membro del comitato dei garanti da una piattaforma di eventi che si propone di promuovere gli interessi internazionali di quello stesso Stato”.

    “Come facciamo a essere certi che Renzi e gli esponenti di Italia Viva, il partito ex di maggioranza da lui guidato agiscano in piena autonomia quando sono chiamati a occuparsi dei rapporti dell’Italia con l’Arabia Saudita? Ed è opportuno che un senatore nel pieno delle sue funzioni offra consulenze retribuite a un altro Paese?” rimarca Anghelé.

    Secondo il direttore di The Good Lobby la vicenda Renzi-Arabia Saudita evidenzia un vuoto normativo che le istituzioni internazionali chiedono di colmare già da tempo: “È dal 1997 che il Consiglio d’Europa chiede all’Italia di introdurre un codice di condotta per i parlamentari. Mentre la Camera ha approvato il suo nel 2016 modellandolo su quello del Parlamento europeo, il Senato è rimasto indietro e non ha mai colmato la lacuna”.

    “Il Senato non ha ancora introdotto un codice di condotta che regolamenti (e limiti) le attività extraparlamentari dei senatori, prevenendone eventuali conflitti di interessi – dichiara ancora Anghelé – La legge anticorruzione ‘Spazzacorrotti’ sancisce il ‘divieto di ricevere contributi, prestazioni o altre forme di sostegno provenienti da governi o enti pubblici di Stati esteri e da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero non assoggettate a obblighi fiscali in Italia’. Ma si applica ai partiti politici e non anche ai membri eletti di quelle stesse forze politiche. Cosa si aspetta per colmare questo gap definendo una volta per tutte regole chiare e precise?”.

    “Occorre senso di responsabilità maggiori che dovrebbe indurre a valutare con attenzione ciò che è opportuno fare per non compromettere la credibilità del Paese. E per non doversi giustificare dall’accusa di essere un (parlamentare) lobbista al soldo di una potenza straniera. Attività considerata illecita in molti Paesi” conclude Federico Anghelé.

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