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    Il regista Paolo Virzì attacca M5S: “È la rivincita di quelli che andavano male a scuola”

    Il regista Paolo Virzi. Credit: Verwendung weltweit/picture alliance

    Il noto regista definisce una "tecnica parafascista" quella di "mobilitare le persone utilizzando l’odio, il disprezzo", come secondo lui fa il Movimento Cinque Stelle

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 17 Giu. 2018 alle 13:58 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:14

    Il famoso regista italiano Paolo Virzì, che ha diretto tra gli altri Il capitale umano La pazza gioia, ha rilasciato negli scorsi giorni un’intervista al quotidiano Il Foglio in cui attacca duramente M5S, suscitando le critiche dei militanti sui social.

    “Ho tanti amici di sinistra che hanno votato per i Cinque stelle. Mi rivolgo a loro: abbiate il coraggio di dire che avevate voglia di fascismo”, ha detto Virzì al giornalista David Allegranti.

    Il regista sostiene di aver avvisato fin da subito i suoi amici, dicendo che il Movimento aveva chiari riferimenti fascisti.

    “Non c’era bisogno di Salvini che governa i traffici migratori con i tweet per accertare una cosa che era chiara fin da subito: si tratta di fascismo”, dice.

    “Mobilitare le persone utilizzando l’odio, il disprezzo, sulla base di un mantra motivazionale – ‘non è stata colpa tua ma degli altri’ – come nei rehab per gli alcolisti anonimi. Funziona su quelle persone che si sentono tagliate fuori, escluse, fragili”, ha detto.

    “Molti elettori del M5s sono persone che si sono sentite escluse e frustrate, scatenano la loro rabbia quando scrollano la loro timeline”.

    Virzì definisce questa “una tecnica parafascista”.

    “È bastato sostituire gli ebrei con i negri e gli intellettuali ‘della casta’. Questa narrazione potentissima funziona, ma sono stati poco accorti ad allearsi con qualcuno più spregiudicato di loro, che va a toccare le corde del fascismo antropologico, razzista, maschilista, quello intimo e naturale degli italiani”, sostiene.

    Il regista non risparmia neanche Alessandro Di Battista, che definisce “il peggior scrittore del mondo”. Nei suoi confronti parla di “miseria umana”.

    “A Hollywood danno non solo gli Oscar per i film più belli ma anche i Razzie Award per quelli più brutti”, aggiunge. “Ecco, se ne esistesse uno per la scrittura lo vincerebbe Di Battista, con la sua prosa a metà fra la retorica adolescenziale e il narcisismo patologico e mitomane, senza un briciolo di controllo, senza l’ombra di ironia, di consapevolezza del tono: il vuoto totale”.

    “Questo signore”, prosegue Virzì, “dice che antifascismo e fascismo sono cose del passato; chi ha invece un briciolo di confidenza con la storia del nostro paese sa che il fascismo è la condizione naturale del nostro paese, ‘una malattia morale’, diceva Croce, ‘l’autobiografia di una nazione’, aggiungeva Gobetti. L’antifascismo è stato l’antidoto praticato da una minoranza virtuosa, grazie alla quale abbiamo aspirato a una possibile guarigione”.

    Oltre al fascismo, attacca Virzì, “ci sono elementi di cretinismo naturale. Si è avverata la profezia di Fruttero e Lucentini. La prevalenza del cretino”.

    Inoltre, il regista parla di M5S come di “un progetto di presa del potere che ha garantito a tantissimi ragazzi un’occupazione che non avevano”, un'”agenzia di collocamento”.

    “Ho sentito con le mie orecchie mamme apprensive per il futuro dei loro figli zucconi a scuola, suggerire: ‘Ma perché non ti candidi con i 5 stelle? Tanto i rimborsi mica devi restituirli tutti…’. Ecco, in un paese in cui l’ascensore è bloccato questa prospettiva può essere appetitosa”, dice.

    “È una commedia all’italiana: io ci vedo la rivincita e la vendetta del mediocre. L’ho visto in piccolo a Livorno: tutti quelli che andavano male a scuola improvvisamente oggi hanno delle cariche pubbliche. Il M5s è questo: è la rivincita di quelli che andavano male a scuola”.

    Virzì conclude con un riferimento all’immigrazione.

    “Di fronte a questi sentimenti meschini e trogloditi, avrei voglia di essere invaso da tutti questi africani forti, giovani, temerari”, dice. “Solo che purtroppo l’invasione non c’è, contrariamente a quel che dice Salvini, perché abbiamo allontanato i problemi in modo in fondo molto pragmatico e cinico, accordandoci con malviventi libici”.

    “Ma continuo a sperare in una futura invasione. Siamo diventati un popolo brutto, triste, meschino, ignorante, con un crollo demografico totale, destinato quindi a estinguersi; non resta che sperare nell’energia di questi popoli che col loro dolore e la loro forza possono solo migliorarci”.

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