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    Reddito di cittadinanza, bluff per i disabili. La denuncia a TPI: “Discriminatorio, ricorriamo al Tar”

    Di Charlotte Matteini
    Pubblicato il 3 Mag. 2019 alle 12:24 Aggiornato il 3 Mag. 2019 alle 14:09

    Reddito di cittadinanza disabili

    Con la legge sul reddito di cittadinanza, dal primo gennaio 2019 non ci sarà più nessun pensionato che avrà meno di 780 euro al mese“, dichiarò Luigi Di Maio nel settembre 2018 a Di Martedì.

    E poi, ancora: “Nessuno in passato aveva pensato davvero a chi prende una pensione di invalidità e ha più spese rispetto agli altri cittadini. Adesso grazie alla pensione di cittadinanza potranno vivere in maniera dignitosa aumentando il loro misero sussidio di invalidità a 780 euro. Con noi al Governo nessuno rimarrà più indietro”, disse a Stasera Italia nel dicembre del 2018 il vicepremier.

    Di Maio aggiunse: “Anche tutte le persone che hanno un’invalidità, che sono diversamente abili e hanno una pensione di invalidità sotto i 780 euro mensili accederanno al sistema del reddito di cittadinanza e quindi arriveranno con un’integrazione a 780 euro al mese. Tutte quelle persone invalide che oggi hanno seri problemi ad arrivare alla fine del mese perché hanno più costi delle persone normodotate potranno avere fino a 780 euro al mese grazie al sistema del reddito che prevede pensioni di cittadinanza e reddito di cittadinanza”.

    Durante la campagna elettorale del 2018, passando per le dichiarazioni rese a settembre 2018 durante le fasi di finalizzazione del Def fino a quelle diffuse a ridosso dell’approvazione della legge di bilancio contenente i fondi per l’introduzione delle misure a sostegno della povertà, in molteplici occasioni il leader del Movimento 5 Stelle ha promesso a pensionati sociali, disabili e invalidi civili un innalzamento degli importi mensili erogati dall’Inps.

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    Reddito di cittadinanza disabili | La promessa non mantenuta

    Nel frattempo, il decreto contenente le disposizioni attuative per il reddito e le pensioni di cittadinanza è stato approvato, i potenziali beneficiari hanno provveduto a inoltrare la domanda e centinaia di migliaia di persone hanno ricevuto l’esito – positivo o negativo – in risposta all’istanza.

    A distanza di mesi, una cosa è certa: il vicepremier pentastellato non ha affatto mantenuto la promessa e da settimane le associazioni per la difesa dei diritti dei disabili sono sul piede di guerra e protestano per il trattamento riservato a quella che sicuramente è la fascia più debole della popolazione.

    Già nel gennaio scorso, le associazioni di categoria misero in guardia il governo sollevando numerose questioni legate ai parametri individuati per le scale di equivalenza per nuclei famigliari aventi componenti con disabilità al proprio interno e rilevarono numerose le numerose storture contenute all’interno del decreto legge del reddito di cittadinanza.

    Storture a cui, nonostante le ulteriori promesse del Movimento 5 Stelle e l’annunciata battaglia in commissione della Lega, non sono state trovate soluzioni adeguate.

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    Nonostante le promesse, dunque, i disabili sono rimasti, come si suol dire, con il cerino in mano. Legge alla mano, la pensione di cittadinanza viene concessa nel caso in cui – parametri permettendo – almeno uno dei componenti del nucleo famigliare abbia un’età pari o superiore a 67 anni, mentre in tutti gli altri casi i nuclei famigliari rientrano nelle casistiche per la concessione del reddito di cittadinanza.

    Il testo di legge approvato dal Parlamento, però, ha delle criticità perché le prestazioni assistenziali erogate al disabile gravissimo o non autosufficiente – come, ad esempio, l’assegno di invalidità da 290 euro al mese – fanno reddito, dunque ciò significa che tra pensione di invalidità e assegni speciali vari ed eventuali redditi dei componenti del nucleo, moltissime famiglie si sono viste rifiutare l’accesso alla misura o non hanno potuto affatto inoltrare la domanda causa sopraggiunti limiti reddituali.

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    Nonostante mesi fa lo stesso Di Maio abbia correttamente rilevato che i nuclei famigliari dei disabili gravissimi sono costretti ad affrontare spese molto più ingenti per curare le gravi patologie che affliggono i famigliari, gli stringenti paletti del reddito di cittadinanza hanno di fatto portato all’esclusione di molti potenziali beneficiari scatenando numerose proteste.

    Reddito di cittadinanza disabili | La denuncia 

    La discriminazione nei confronti dei nuclei famigliari delle persone affette da disabilità è evidente e per questo motivo Sara Bonanno, ex assistente sociale e divenuta caregiver famigliare del proprio figlio affetto da disabilità gravissima e allettato, ha annunciato l’impugnazione del provvedimento davanti al Tar e, molto probabilmente, anche in sede europea.

    “Il reddito di cittadinanza discrimina gravemente i disabili e le famiglie dei disabili. Praticamente il decreto prevede che tutte le somme erogate per l’assistenza di disabili gravissimi e non autosufficienti vengano computate come reddito in maniera del tutto incostituzionale, visto che c’è stata già una sentenza del Consiglio di Stato che ha chiaramente detto che non è possibile considerare queste somme come accrescimento reddituale del nucleo famigliare”, spiega Sara a TPI.

    “Il reddito di cittadinanza paradossalmente favorisce il single che vive da solo e discrimina pesantemente i nuclei famigliari dei disabili gravissimi che a differenza del single in molti casi non possono proprio permettersi di lavorare, perché sono costretti ad accudire i propri mariti, figli, mogli o fratelli 24 ore su 24. Io facevo l’assistente sociale, facevo molto bene il mio lavoro, ma sono stata costretta a lasciarlo per occuparmi di mio figlio”, continua.

    “Io ho chiesto il reddito di cittadinanza e con un Isee praticamente quasi a zero e ho ricevuto 240 euro a fronte di 900 euro mensili che mi sarebbero spettati. Questo è successo perché la pensione di invalidità da 290 euro che mio figlio percepisce viene considerata reddito, così come tutti gli importi assistenziali erogati legati alla disabilità e che predispongono la cosiddetta ‘prova dei mezzi’, ovvero importi erogati non solo a fronte della condizione di disabilità gravissima ma anche legati a una condizione di estrema povertà”.

    “La Regione Lazio – prosegue Sara nel suo racconto – mi eroga mensilmente l’assegno del caregiver da 700 euro mensili, un supporto che viene concesso per l’assistenza di disabili gravissimi. Calcoli che io solo di medicine spendo settecento euro al mese, perché tra le patologie di mio figlio c’è il dolore cronico che viene trattato con dei farmaci che non vengono passati dal sistema sanitario nazionale e devo pagare per intero. Malgrado questo, questo mi è stato computato come ricchezza famigliare”.

    “Il reddito di cittadinanza, poi, è illegittimo a livello europeo proprio perché discrimina dei cittadini affetti da disabilità – oltre che poveri – e oltre al ricorso al Tar stiamo pensando di seguire anche la strada europea per vedere riconosciuti i nostri diritti. Anche quando venne fatta la riforma dell’Isee successe la stessa identica cosa, il governo Letta e il governo Renzi – e ci tengo a sottolinearlo perché fecero la stessa cosa che sta facendo il governo attuale – persero il primo ricorso e poi persero ancora al Consiglio di Stato perché il fatto era eclatante.”

    “Così facendo, però, guadagnarono tre anni in cui praticamente fecero cassa sui disabili che si trovarono artificialmente ricchi e non ricevettero i supporti cui avrebbero avuto diritto. Poi, in epoca pre-elettorale, tirarono fuori due leggine – una sul ‘dopo di noi’ e l’altra presa in giro del fondo per i caregiver famigliari mai entrato in funzione e finanziato con un importo ridicolo – finanziate con quei soldi che risparmiarono proprio grazie alla manovra dell’Isee”.

    “La stessa cosa sta facendo il governo attuale ben sapendo che è incostituzionale perché le associazioni per la tutela dei disabili l’hanno rammentato più volte. Noi però questa volta non ci fermeremo e chiederemo anche il risarcimento per tutto il danno subito”, conclude Sara Bonanno.

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