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    Cottarelli a TPI: “La task force per il Recovery Plan? Forse Conte non si fida dei ministeri”

    L'economista boccia il piano di lavoro annunciato dal premier: "Se si ritiene che la Pubblica Amministrazione non sia in grado di fare il proprio lavoro, è grave. I Decreti Ristori? Al Governo servono per fare campagna mediatica, ma almeno stavolta i soldi stanno arrivando. Se arriva il vaccino possiamo sperare di riportare il Pil al livello del 2019"

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 1 Dic. 2020 alle 06:34

    Il premier Giuseppe Conte ha illustrato come si arriverà alla elaborazione del Recovery Plan italiano, il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” da sottoporre poi alla Commissione europea per poter accedere ai circa 209 miliardi di euro del Recovery Fund. Ci sarà una cabina di regia politica composta dallo stesso Conte e dai ministri Roberto Gualtieri (Econonomi, Pd) e Stefano Patuanelli (Sviluppo economico, M5S) affiancata da una sorta di comitato esecutivo di cui faranno parte sei manager – uno per ciascuna delle linee guida portanti del Piano – che a loro volta dovranno coordinare 300 tecnici.
    Professor Cottarelli, la convince questo modus operandi?
    “Bah… A me sembra un modo per dire che la Pubblica Amministrazione italiana non funziona e che non è in grado di gestire un programma di questo tipo. E allora viene da chiedersi: cosa ci sta a fare il Governo, se non è in grado di far funzionare bene la Pubblica Amministrazione?”.

    Ma è vero che la Pubblica Amministrazione non ne sarebbe in grado?
    “No, secondo me lo poteva fare. Ma, se si ritiene che le persone nei ministeri non siano capaci di fare il loro lavoro, vanno mandate a casa”.
    Crede che dietro ci sia una motivazione politica?
    “Questo non lo so. Ma di sicuro avrebbe avuto più senso lasciare la preparazione e l’attuazione del programma ai ministeri e poi creare, magari presso la Presidenza del Consiglio, una struttura di controllo che verifica che il lavoro prosegua. Fra l’altro, così si crea anche un problema pratico”.

    Quale?
    “Lo ha già ben sottolineato Calenda. Questa struttura come dovrebbe relazionarsi con i ministeri? Chi decide? E ancora: chi sono questi 300 esperti? Arrivano dalla Pubblica Amministrazione o sono nuovi assunti?”.
    Pensa ci sia anche un problema di tempi? Siamo già a dicembre…
    “Sicuramente, se adesso si crea una nuova struttura, i tempi potrebbero allungarsi. Ribadisco: forse avranno considerato forse che i ministeri non sono in grado di fare quel che dovrebbero fare i ministeri. Ma, se così fosse, sarebbe preoccupante. E sarebbe ancora più preoccupante – scusi il gioco di parole – il fatto che il governo non si preoccupi di far funzionare i ministeri”.

    Passiamo al Decreto Ristori quater: come valuta questo susseguirsi di misure compensative?
    “Sarebbe stato meglio prevedere una allocazione di fondi per i prossimi mesi da cui attingere, in caso di necessità, per operazioni di questo genere. Senza fare ogni volta un decreto ristori. Fra l’altro non mi sembra che all’estero si agisca in questo modo… Ma forse la campagna mediatica funziona meglio così, perché sei presente ogni giorno con un decreto”.

    Ma le misure di ristoro stanno funzionando?
    “Stavolta almeno sembra che i soldi stiano arrivando più rapidamente. Se arrivano al posto giusto, però, non sono in grado di dirlo”.
    Quanto ci vorrà per appurarlo?
    “Ci vorrà un po’ di tempo. Bisognerebbe fare qualche controllo a campione per verificarlo”.

    La seconda ondata può dare una nuova mazzata all’economia italiana?
    “La seconda ondata, in termini di chiusure, è molto meno restrittiva rispetto alla prima. E, a differenza di quella, stavolta il sostegno del governo è arrivato in tempi più rapidi. Non ci sarà la caduta che abbiamo visto ad aprile”.
    Per il 2020 riusciremo a mantenerci sopra la soglia psicologica di -10% di Pil?
    “Secondo me sì. Arrivare al 6% l’anno prossimo, come stima il governo, mi sembra invece difficile”.

    Non crede all’effetto rimbalzo?
    “Tutt’altro, ci credo e sono ottimista in questo senso, a patto che col vaccino superiamo il problema sanitario. In passato, ogni volta che arrivava uno shock economico, il problema principale era l’estinguersi della liquidità. Questa volta, invece, la liquidità arriva in abbondanza tramite la Banca Centrale Europea. Il presupposto per ripartire c’è, ma stiamo sempre parlando di tornare sui livelli del 2019. Il discorso è diverso se parliamo di alzare il tasso di crescita dell’economia italiana verso il 2%, che dovrebbe essere il nostro obiettivo minimo”.

    La Camera ha da poco approvato, quasi all’unanimità, lo scostamento bilancio. La preoccupa il deficit?
    “Nell’immediato non c’erano alternative, l’urgenza era quella di dare sussidi. Altra questione invece, se guardiamo al medio termine: bisogna pensare a investire”.
    E il Governo ci sta pensando?
    “Vediamo quando esce il Recovery Plan”.

    Lo aspettiamo da mesi ormai…
    (Ride) “Rispetto agli altri Paesi abbiamo la scusante che il nostro piano è più corposo, quindi ci vuole più tempo… Ma il vero problema è la realizzazione, la qualità di quello che si realizza. Quello lo vedremo solo fra qualche anno”.

    Ultima battuta sullo sciopero dei dipendenti pubblici: lei si è schierato contro.
    “In questa situazione mi sembra prematuro fare uno sciopero, tenuto conto che chiedono un aumento di stipendio. Come Osservatorio Conti Pubblici (osservatorio dell’Università Cattolica guidato dal prof. Cottarelli ndr) stiamo proprio facendo un confronto fra gli stipendi pubblici e privati negli ultimi 40 anni. Il giudizio finale sullo sciopero me lo riservo, ma qualche perplessità a momento ce l’ho”.

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