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    Solo 3 ministri su 18 comunicano gli incontri che fanno coi lobbisti: “Col Recovery serve più trasparenza”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 20 Mag. 2021 alle 21:25 Aggiornato il 21 Mag. 2021 alle 17:42

    Recovery Fund, solo 3 ministeri su 18 comunicano gli incontri con i lobbisti

    L’Italia si appresta a gestire gli oltre 200 miliardi del Recovery Fund: soldi che fanno gola a molti e che dovranno essere investiti nella maniera più trasparente possibile. Ma proprio sulla trasparenza, in particolare quella riguardante i ministeri italiani ma anche la presidenza del Consiglio, l’Italia sembra essere parecchio indietro.

    Secondo il report redatto dall’associazione The Good Lobby, infatti, nel nostro Paese è praticamente impossibile, anche grazie all’assenza di un regolamentazione nazionale del lobbying, venire a conoscenza dell’attività di un ministro, di un viceministro ma anche di un sottosegretario o di un assessore, regionale o comunale che sia, a causa della mancanza dei registri della trasparenza e delle agende degli incontri.

    Questo permette ai lobbisti (che possono essere sia persone che intraprendono un fine privato per gli interessi delle aziende, oppure un gruppo di persone che vuole influenzare una legge per il bene comune) di incontrare ministri, vice o sottosegretari in totale anonimato. Il lobbying, come sottolinea l’associazione, è un’attività assolutamente democratica, ma la mancanza di trasparenza potrebbe far sì che gli interessi di pochi riescano a prevalere sulla collettività. E questo potrebbe essere un problema anche e soprattutto in vista della gestione del Recovery Fund.

    Quali sono i ministeri promossi (con riserva)

    Secondo il report sono solamente 3 su 18 i ministeri che hanno online un registro pubblico a cui devono iscriversi i lobbisti o un’agenda pubblica degli incontri con i portatori di interessi. Il problema, anche in questo caso, è che i dati presenti sui siti dei tre ministeri “non sono aggiornati o danno poche informazioni”.

    Tra tutti, il dicastero più “virtuoso” è quello dello Sviluppo Economico. Il Registro della trasparenza e le agende degli incontri sono stati introdotti nel 2016 con l’allora ministro Calenda e sono stati mantenuti da tutti i suoi successori, Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e ora Giancarlo Giorgetti. Tuttavia, come si fa notare nel report, i dati delle agende degli incontri sono fermi a febbraio.

    Al secondo posto c’è il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali anche se “i dati del Registro della trasparenza si presentano aggiornati solo sporadicamente e le schede online dei portatori di interessi iscritti sono vuote o comunque inaccessibili”. Inoltre i dati disponibili sugli incontri delle agende risalgono addirittura al 2019.

    Promosso, perlomeno fino a qualche giorno fa, il ministero della Transizione ecologica che ha una mappatura degli incontri con i portatori di interessi anche se di difficile consultabilità. Negli ultimi giorni, infatti, l’accesso a questi dati è stato reso più complicato da alcune modifiche realizzate sul sito.

    Discorso a parte lo meritano il ministero della Pubblica Amministrazione, delle politiche Agricole Alimentari e Forestali e delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili.

    Al ministero della Pubblica Amministrazione, infatti, il registro e le agende degli incontri furono introdotti nel 2017 dalla ministra Marianna Madia. Rimossi da Giulia Bongiorno durante il governo Conte I, il registro della trasparenza e l’agenda degli incontri dovevano essere reintrodotti da Fabiana Dadone, ministra con l’esecutivo Conte bis. Ma l’ordine esecutivo non è mai arrivato e nel frattempo al dicastero è arrivato Renato Brunetta: sta di fatto che, ancora oggi, il ministero non ha né un registro né le agende degli incontri.

    Primo dicastero a pubblicare il registro della trasparenza nel 2012, i dati disponibili sul ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali sono fermi al 2014 quando al dicastero subentrò Nunzia De Girolamo.

    Per quanto riguarda il dicastero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, il registro e le agende furono introdotti a livello personale nel 2014 dal viceministro Riccardo Nencini. Tuttavia a livello di ministero non fu introdotto. E nonostante gli annunci ancora oggi il ministero non ha né un registro della trasparenza né un’agenda degli incontri.

    I ministeri bocciati

    Tutti gli altri ministeri, Ministero della Giustizia, Ministero dell’Interno, Ministero della Salute, Ministero della Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale, Ministero della Difesa, Ministero dell’Economia e della Finanza, Ministero per il Sud e la Coesione Territoriale, Dipartimento degli Affari Regionali e Autonomie, Dipartimento per le politiche della Famiglia, Ministero per la Disabilità, Dipartimento per i Rapporti col Parlamento-Ministero dell’Istruzione, Ministero dell’Università e della ricerca, Ministero della Cultura, non hanno né i registri della trasparenza né le agende degli incontri.

    Leggi anche: Cosa c’è da sapere sulla pratica del lobbying in Italia

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