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    Via la parola “razza” dai documenti della pubblica amministrazione: verrà sostituita con “nazionalità”

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 30 Mag. 2023 alle 19:51

    La parola “razza” diventa “nazionalità” su tutti i documenti della Pubblica amministrazione: le Commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera hanno approvato all’unanimità l’emendamento di Arturo Scotto (Pd) che elimina il termine antiscientifico ancora presente nella Costituzione italiana. “Sparisce finalmente la parola ‘razza’ da tutti gli atti e documenti della Pubblica amministrazione. Si fa piazza pulita di frasi gravi su razza, ceppi, etnie. Grazie a tutti i gruppi che hanno votato la nostra proposta. Oggi diciamo con forza: mai più”, scrive il primo firmatario dell’emendamento.

    “Abbiamo sottoscritto e votato con convinzione per impedire d’ora in avanti in tutti gli atti e documenti delle pubbliche amministrazioni l’utilizzo del termine ‘razza’, che sarà sostituito con quello di ‘nazionalità’. Seppur non venga più utilizzato da tempo e sia citato nella Costituzione, è un concetto non più in linea coi nostri tempi, che potrebbe apparire discriminatorio nei confronti di qualcuno. Doveva dunque essere superato”, aggiunge il deputato Paolo Emilio Russo, capogruppo di Forza Italia in commissione Affari costituzionali.

    “Forza Italia e tutti i partiti del centrodestra hanno votato la proposta presentata dal Partito democratico al decreto per il rafforzamento della pubblica amministrazione, una proposta che aveva già avuto il via libera del governo. È la dimostrazione che su questo, come su altri temi che riguardano i diritti e dunque il livello stesso di civiltà del nostro Paese, non esistono distinguo o divisioni. Il progetto di riforme istituzionali che il Parlamento esaminerà nelle prossime settimane potrebbe essere l’occasione per superare definitivamente il concetto anche nella nostra Costituzione”.

    Parole in linea con quelle del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che si era detto favorevole a modificare l’articolo 3 della Carta fondamentale dello Stato in cui è citata appunto la parola “razza”.

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