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    “Il Tesoro ha telefonato”: le pressioni del Ministero dell’Economia per spianare Autostrade ai soliti fondi

    Una fonte rivela a TPI le pressioni del ministero dell'Economia per favorire l’operazione Cdp Atlantia: “Funzionari ministeriali telefonavano per invitare gli interessati a farsi da parte”. L'inchiesta sull'ultimo numero del nostro settimanale

    Di Laura Maragnani
    Pubblicato il 12 Nov. 2021 alle 09:04 Aggiornato il 12 Nov. 2021 alle 09:45

    Documenti mancanti. Potenziali concorrenti a cui non sono mai state fornite informazioni indispensabili. Una data room aperta e poi improvvisamente chiusa. Pressioni del Tesoro, addirittura, per scoraggiare i possibili acquirenti. Insomma, un’«opaca operazione» (copyright del senatore Elio Lannutti) che lo Stato sta conducendo per acquisire Autostrade per l’Italia (Aspi) dopo il crollo del ponte Morandi.

    Un’operazione che su TPI abbiamo già raccontato (nel numero 6 della nostra rivista settimanale), e che gira intorno all’88,06 per cento delle quote in mano ad Atlantia, la società in cui la famiglia Benetton fa la parte del leone: le sta acquistando il consorzio Hra, composto da Cassa Depositi e Prestiti (51 per cento) e dai fondi Blackstone e Macquarie. A un prezzo non precisamente stracciato: 21,3 miliardi di euro, contro i 13,8 miliardi che sarebbe costato revocare la concessione. In pratica, un regalo di quasi 8 miliardi a chi ha gestito le autostrade italiane senza fare manutenzioni, causando 43 morti e incassando ricchissimi dividendi.

    A sganciare la bomba è stavolta il senatore Lucio Malan, ex Forza Italia passato con Giorgia Meloni. In un’interrogazione secca, una manciata di righe, racconta i retroscena della cosiddetta data room che Aspi aveva messo a disposizione dei potenziali acquirenti. Prevedeva “2,2 milioni di pagine, con la possibilità di effettuare specifiche ispezioni su ponti e gallerie”. In teoria. In pratica “mancavano gran parte delle informazioni richieste dalle controparti”, a cui risultava dunque complicato, se non del tutto impossibile, “svolgere una valutazione” della società in vendita. Non solo: la data room è stata improvvisamente chiusa, “togliendo ulteriormente spazio alla trasparenza e alla competizione in tale importante operazione”. Per quale motivo? “E con quale criterio sono stati scelti alcuni investitori ed esclusi altri”? Domande non da poco, vista la portata di un acquisto che impegnerà i risparmi postali degli italiani e per 17 anni comporterà, per gli utenti, micidiali aumenti sulle tariffe per garantire redditività agli azionisti.

    Alla famosa data room di Aspi, infatti, hanno avuto accesso almeno una trentina di potenziali acquirenti, tra cui i tre primi concessionari autostradali italiani (Toto, Gavio e Dogliani) e diversi fondi internazionali (Kkr, Ifm, Stone Peack, Sixth Street, Pggm, Australian Super e il fondo sovrano di Singapore Temasek). Davvero non hanno avuto tutte le informazioni? Dietro garanzia di anonimato, TPI ha avuto le prime conferme. Una fonte spiega di non aver avuto accesso alle informazioni richieste. Un’altra che “tutti i dati erano accessibili, a quanto si capisce, solo a Cdp”. Una terza ribadisce che il piano economico finanziario era disponibile solo per estratti: “Ci hanno fatto intravvedere una specie di terra promessa, con una redditività altissima. Ma non ci hanno fatto nemmeno avvicinare”. In che senso? “Ci sono state telefonate di funzionari del Mef che invitavano…
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