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    Politiche 2022, liste chiuse: chi sono gli esclusi e i confermati. Parte la campagna elettorale

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 23 Ago. 2022 alle 07:52 Aggiornato il 23 Ago. 2022 alle 08:05

    Le liste elettorali sono chiuse, i nomi depositati. Alle 20 di ieri, lunedì 22 agosto, è suonato il gong. Le settimane che hanno preceduto la consegna delle liste hanno consegnato agli italiani uno spettacolo politico alquanto confusionario e litigioso.

    A dare spettacolo anche i dissapori tra Federico Pizzarotti e il terzo polo di Calenda-Renzi: il matrimonio, alla fine, non si è fatto. “Non ci sono stati spazi seri per candidature non direttamente collegate ad Azione e Italia viva”, ha detto l’ex sindaco di Parma. Ha tentato di recuperarlo con Emma Bonino che con +Europa ha candidato più donne che uomini. Ma, dice Riccardo Magi, “se Pizzarotti avesse scelto noi per tempo lo avremmo candidato”.

    Il mancato abbraccio del terzo polo lo aveva già provato un altro ex sindaco, il milanese Gabriele Albertini. Sembrava si presentasse nella sua città ma Azione lo ha bloccato, preferendogli un altro candidato. Ha rinunciato alla corsa, sempre al centro, Gaetano Quagliariello. Altre polemiche sono arrivate dalla guerra per accaparrarsi posti blindati. L’ultimo rifiuto a seggi incerti lo ha fatto ieri l’ex governatrice del Lazio, Renata Polverini. Ha detto no a una candidatura di Forza Italia. È fuori. Come diversi big berlusconiani. A partire dal vicepresidente della Camera, Simone Baldelli.

    Berlusconi ha puntato su nomi come Rita Dalla Chiesa, figlia del generale ucciso dalla mafia, conduttrice di programmi Mediaset; il presidente della Lazio, Claudio Lotito; la schermitrice e sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali.

    Enrico Letta guida la lista a Milano e ‘sconfina’ nel Veneto lanciando la sfida alla Lega nella sua terra. Per il suo debutto in Parlamento, Conte scommette sui collegi di Lombardia, Puglia, Campania e Sicilia. Il suo predecessore nel M5S, Luigi Di Maio se la gioca a Napoli-Fuorigrotta. Per Matteo Salvini la sfida è aperta a Milano, mentre a Roma il duello è tra Emma Bonino di + Europa e Carlo Calenda, alleati solo per poche ore.

    Meno doloroso, il ‘parto’ delle liste di FdI: favoriti dai sondaggi e in overbooking di candidature (essendo stati finora all’opposizione), i ‘patrioti’ pubblicano l’elenco completo sul sito. Cinque i collegi per la Meloni (Abruzzo, Lazio, Lombardia, Puglia e Sicilia), l’ex ministro Giulio Tremonti sarà in pista in Lombardia e l’ex pm Carlo Nordio in Veneto.

    Il M5s correrà da solo alle Regionali in Sicilia. La decisione è stata comunicata da Giuseppe Conte in una riunione con i Cinque stelle siciliani. Si rompe l’alleanza giallorossa, quindi, anche laddove sembrava essere sopravvissuta alla rottura a livello nazionale, dopo la caduta del governo Draghi. Il Movimento ha già indicato il suo candidato-presidente, che sarà Nuccio Di Paola, il referente del M5s nell’isola, mentre ora Caterina Chinnici, eurodeputata del Pd che aveva vinto le primarie di coalizione a luglio, riflette se ritirarsi dalla corsa: “La coalizione non esiste più” dice e questo “impone nuove riflessioni”.

    Craxi contro Craxi

    Una sfida in famiglia tra i fratelli Craxi, anche se a distanza, perché non correranno per lo stesso posto. I figli del leader socialista Bettino, Stefania e Bobo, si troveranno a confrontarsi l’uno contro l’altro in Sicilia per un posto nel prossimo Parlamento, che verrà deciso dagli esiti del voto del 25 settembre.

    Stefania, senatrice di Forza Italia alla guida della commissione Esteri di Palazzo Madama, correrà per il collegio uninominale di Gela. “Avrei voluto candidarla a Marsala – spiega il coordinatore regionale forzista, Gianfranco Miccichè – ma ci teneva a correre a Palazzo Madama e l’unico uninominale assegnato in Sicilia a Forza Italia è quello in provincia di Caltanissetta”.

    Il fratello Bobo domenica ha comunicato via social di aver accettato la proposta di candidatura proposta dai Socialisti, che aderiscono alla coalizione col PD dei “Democratici e progressisti”, provando a strappare al centrodestra il seggio uninominale di Palermo-Resuttana-San Lorenzo.

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