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    Il ministro Pichetto Fratin: “Più che transizione ecologica dovremmo chiamarla transizione sociale”

    Credit: AGF

    Il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica: "La transizione in atto comporta diverse modalità di consumo e la necessità di nuove competenze. Serve un nuovo humus culturale"

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 12 Nov. 2025 alle 17:36

    “La transizione in atto, che ogni tanto chiamiamo ecologica, ogni tanto transizione energetica, ogni tanto ambientale è una transizione sociale, che comporta diverse modalità di consumo e determina automaticamente la necessità di nuove competenze”. Lo ha detto il ministro Gilberto Pichetto Fratin, delegato all’Ambiente e alla Sicurezza Energetica, nel corso della Tavola Rotonda Diamo nuova energia all’energia: educare i giovani alla sostenibilità, in occasione di un evento organizzato per celebrare i 160 anni dalla fondazione del Sole 24 Ore.

    “I nostri saldatori non li metteremmo a saldare un reattore nucleare, ad esempio”, ha argomentato il ministro. Pichetto Fratin ha parlato quindi di sfida per la formazione, che tuttavia non può essere realizzata attraverso un provvedimento del Governo o di una Regione: secondo l’esponente dell’esecutivo, è necessario dar vita a un “humus culturale” per arrivare a nuovi modelli di produzione e consumo di energia.

    Pichetto Fratin ha puntato il dito inoltre contro lo spreco d’acqua. “Siamo un Paese che spreca acqua”, ha sottolineato, ricordando che quando, anni fa, insegnava Tecnica Bancaria all’Università spiegava che “ad aria, sole e acqua non poteva essere dato un valore e tutti li consumavano”. Non è più così, ha chiarito il ministro: anzi, questa percezione comporta che ognuno consumi quantità colossali di acqua e il 42% dell’acqua vada perso dagli acquedotti. Secondo l’esponente del Governo, “ci vogliono nuovi modelli di produzione e consumo”, con un passaggio dettato “dalla scienza e non dall’ideologia”. Peraltro, ha aggiunto, “la velocità del cambiamento è tale che non possiamo fermarci a modelli statici, altrimenti rimaniamo indietro”.

    L’intervento del ministro arriva mentre a Belém, in Brasile, è in corso la Cop30, trentesima edizione della Conferenza delle Nazioni Unite dedicata al Clima. “L’Italia partecipa con ambizione e fiducia: a dieci anni dall’Accordo di Parigi, non sono ammessi passi indietro”, sottolinea Pichetto Fratin. “Il nostro contributo alla finanza climatica è solido – ha aggiunto – così come il nostro impegno sui problemi globali attraverso soluzioni tecniche innovative. Vogliamo costruire partenariati efficaci e garantire che tutti i Paesi, non solo l’Europa, contribuiscano a una transizione giusta. La nostra bussola resta il negoziato multilaterale, chiave per affrontare le sfide presenti e future”.

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