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    Pd, al via la direzione nazionale. Letta: “Nati per stare all’opposizione, mai più governi di salvezza”

    Credits: ANSA
    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 6 Ott. 2022 alle 13:09 Aggiornato il 7 Ott. 2022 alle 13:27

    Al via la direzione nazionale del Pd, primo momento di confronto dopo la sconfitta elettorale, prima fase di un lungo congresso che porterà forse alle primarie, sicuramente all’elezione di un nuovo segretario. “Ma non dovrà essere un X Factor”, avverte Enrico Letta. Nel suo intervento il segretario cita il Vangelo di domenica scorsa (ci dice come fare le cose perché si devono fare e non perché qualcuno riconosca il merito di quelle cose), dice che le primarie non dovranno essere nemmeno un referendum tra chi è favorevole o contrario all’alleanza con il M5S (o tra Conte e Calenda), che il Pd non farà più governi di salvezza nazionale, perché non è nato come partito governista. Ora i dem non possono fare altro che vestire i panni dell’opposizione, “abbiamo raccolto il 19 per cento dei consensi proprio come alternativa alla destra”, rimarca Letta.

    “Il mandato che ci ha dato il voto è quello di guida dell’opposizione. Se anche il prossimo governo cadrà, il Pd non starà in governi di salute pubblica. Il compito di Protezione civile che si è dato in questi anni, non ci sarà più”, avverte il segretario. “Dovremo chiedere le elezioni anticipate, nessun governo di salute pubblica, lo dico e lo dirò, rispetto a qualsiasi dibattito congressuale”, ribadisce. Sulla sconfitta del centrosinistra Letta cita le mancate alleanze, l’incapacità di restare uniti rispetto a un centrodestra che invece non si è diviso. L’unica condizione per vincere era infatti “una grande unità”. Adesso nel percorso ricostituente, afferma, tutto sarà messo tutto in discussione. Ma non il nome: “Amo questo simbolo, sono perché il simbolo rimanga così com’è perché racconta il servizio fatto all’Italia”, dichiara.

    Ancora: necessario il ricambio generazionale, mantenere la parità di genere ed eleggere capigruppo donne alla Camera e al Senato, in linea con quanto avviato dalla sua segretaria, che però è riuscita ad eleggere una percentuale bassissima di donne in Parlamento, solo il 31 per cento (36 su 119). Persino la presidente Cuppi, terza nella lista del proporzionale a Bologn, è rimasta fuori. Secondo Letta il lungo travaglio dovrà terminare in inverno, per ripartire di nuovo a marzo, quando dalla sua nomina a segretario saranno trascorsi due anni. Sui candidati al congresso, ripete: “Io sarò neutrale, ma non sarà un X Factor”.

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