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    Lo scontro nel Pd, Calenda: “Mi vergogno di aver chiesto voti per un partito incapace di stare insieme”

    Di Donato De Sena
    Pubblicato il 17 Giu. 2019 alle 13:53

    Pd | Carlo Calenda | Nuova segreteria | Zingaretti

    CALENDA PD – Non c’è pace nel Pd, soprattutto dopo la comunicazione da parte del segretario Nicola Zingaretti sulla lista dei membri della nuova segreteria del partito. L’ala più renziana non ha gradito l’esclusione di personalità vicine all’ex presidente del Consiglio, oggi senatore, e sono esplose le divergenze interne.

    Pd | Carlo Calenda | Lo scontro dopo le nomine di Zingaretti

    A poche ore dall’elenco dei nuovi collaboratori ai vertici la renzianissima deputata Alessia Morani ha sentenziato: “Hanno escluso dalla gestione una parte del Pd”, ma “non si illudano di spingerci fuori dal Pd. “Noi rimaniamo”. Il capogruppo a Palazzo Madama Andrea Marcucci intanto evocava la rifondazione dei Ds, i Democratici di Sinistra. I botta e risposta sono continuati anche sui social, a colpi di post e tweet. L’ex ministro Carlo Calenda ha detto addirittura di vergognarsi di aver chiesto voti per un partito così disunito.

    “Forse la strada giusta è che il Presidente del Pd Paolo Gentiloni – ha scritto oggi su Twitter – chiami un time out e organizzi una riunione con Renzi, Zingaretti, Giachetti, Martina, Guerini eccetera e provi a ricomporre. In fondo è lui il garante dell’unità del partito”.

    Ieri invece: “Mi vergogno di essere andato in giro a chiedere voti per un partito che è incapace di stare insieme anche mentre il paese va a ramengo”.

    Un concetto ripetuto ancora stamane: “Insisto, non possiamo aprire una nuova stagione di inutili conflitti nel Pd mentre ogni giorno il paese fa un passo verso il baratro. Fermiamoci, rimettiamo mano alla segreteria, costruiamo un governo ombra largo anche oltre Pd, lavoriamo alla coalizione e al programma”.

    Pd | Carlo Calenda | Renziani contro Zingaretti

    Lo stesso invito di Calenda a deporre le armi e sedersi a un tavolo è stato avanzato dall’ex ministra Roberta Pinotti, che è entrata nella squadra della nuova segreteria. “Basta veleni e stilettate. Una scissione adesso sarebbe una vera follia”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera. “Quella secondo cui Zingaretti ha approfittato del caso Lotti per derenzizzare il Pd, “è una lettura fuorviante e sbagliata”, ha aggiunto. “Zingaretti ha fatto la segreteria e ci sono due personalità che non fanno parte della maggioranza in senso stretto, come Giorgio Gori e Maurizio Martina. Poi ci saranno molti altri incarichi di lavoro: dipartimenti e forum tematici. E io riterrei importante aprire a sensibilità diverse”.

    Ma le tensioni restano. “Non restiamo fuori dalla segreteria per sgarbo o per capriccio. Mi sono candidato alle primarie in alternativa a Nicola Zingaretti perché ho una linea diversa e mi comporto coerentemente con quanto avevo già annunciato durante la campagna per la scelta del segretario”, ha detto Roberto Giachetti, deputato Pd, al Corriere. L’area renziana -ha dichiarato- “non è compatibile con una gestione unitaria del partito”. “La settimana scorsa – ha spiegato Giachetti – Nicola mi ha chiamato per chiedere se confermavamo quanto annunciato: non recriminiamo nulla e gli auguriamo buon lavoro, ma non potremo esserci”.

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