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    Retroscena TPI – Patto Conte-Sala a Milano: il M5S darà l’appoggio al ballottaggio e avrà un posto in giunta

    Foto scattata nel novembre 2019, quando Giuseppe Conte era presidente del Consiglio e Beppe Sala sindaco di Milano. Credit: ANSA
    Di Marco Antonellis
    Pubblicato il 23 Ago. 2021 alle 16:06

    Nel Movimento 5 Stelle uno vale uno? Mica tanto. La scelta della candidata sindaco grillina a Milano, Layla Pavone, è stata presentata agli elettori come molto lineare. In realtà è stata piuttosto tortuosa: a puntare fortemente su Pavone è stato l’ex premier, ora leader dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte, che ha deciso di destituire di fatto la candidata scelta dagli attivisti milanesi, Elena Sironi, consigliera uscente del Municipio 4, mettendo al suo posto appunto la consigliera d’amministrazione del Fatto quotidiano.

    Il punto non è, però, il legame diretto tra Pavone (che ha già annunciato le sue dimissioni dal Cda del giornale) e Marco Travaglio, grande sostenitore e a detta di molti influentissimo consigliere di Conte. Il punto è la decisione del neo-presidente del M5S di intervenire a “gamba tesa”.

    Lo scopo è quello di non fare la guerra a Beppe Sala e di trovare un accordo per il secondo turno. A Milano il dialogo tra Pd e Cinque Stelle è stato sempre molto difficile e Sironi era considerata candidata fin troppo combattiva. E a Conte serviva una tregua con i dem perché a livello nazionale l’ex premier ha ancora tutto l’interesse a costruire una strada comune con Enrico Letta e il suo partito.

    “Dopo l’intervento di Conte e le sue risposte alle domande, vi è stata la presentazione di Layla Pavone con un lungo momento di confronto, al quale si è deciso di far seguire una votazione che ha dato un esito largamente favorevole al passaggio di testimone” ha spiegato la stessa Sironi. “Nella consapevolezza che il gruppo M5S di Milano mi avrebbe comunque sostenuta se avessi deciso di imporre la mia candidatura, prima della votazione ho espresso il mio parere riconoscendo il valore aggiunto che Layla Pavone potrebbe portare in questa sfida elettorale e ho lanciato l’invito ad esprimersi liberamente”.

    A Sironi, dunque, non è rimasto che far buon viso a cattivo gioco. Ma ovviamente la partita che interessa a Conte non è certamente quella di vincere le elezioni: sa benissimo che Pavone non avrà mai i numeri per diventare sindaca di Milano. Dunque, ci si siede, come mai questo colpo di scena? Qui entra in scena il primo cittadino uscente, Beppe Sala.

    Come spiegano “sherpa” da entrambe le parti, Sala ha già dato luce verde alla possibilità che Pavone, in cambio del suo sostegno al secondo turno, diventi assessore nella futura Giunta di Milano. Per lei si starebbe già pensando a un assessorato ad hoc, quello dell’Innovazione. Un modo per guardare sia all’Europa, con i fondi in arrivo del Pnrr, ma anche per supportare Conte e il M5S sulle grandi scelte di politica nazionale, spostando il baricentro del Movimento da Roma a Milano.

    La realpolitik di cui Conte ha dato prova di essere maestro nei due anni passati a Palazzo Chigi cela dunque un preciso accordo pre e post elettorale. Che, nelle intenzioni del neo-leader Cinque Stelle, dovrebbe andare ben oltre Milano.

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