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    “Molti hanno la scabbia, sono sporchi e stanno male, i migranti devono scendere dalle navi. In gioco vite umane”: parla il sindaco di Pozzallo

    Il pattugliatore "Protector" con a bordo 176 persone e la nave "Monte Sperone" della Guardia di Finanza italiana sono ancora in rada davanti al porto di Pozzallo. Il sindaco Roberto Ammatuna spiega a TPI il suo punto di vista sulla gestione dell'emergenza

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 15 Lug. 2018 alle 20:14 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:13

    “Le temperature in aumento stanno rendendo la situazione molto delicata, i soggetti sono indeboliti, molti migranti sono sporchi e hanno la scabbia, è rischioso tenerli ancora sulle navi. Alcuni sono già scesi e sono stati ricoverati in ospedale, uno è in gravi condizioni. Se non si interviene andiamo incontro a squilibri elettrolitici pericolosi. Basta una banale patologia, anche solo un raffreddore per andare incontro a pericoli enormi”.

    A parlare è il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, che in un’intervista a TPI racconta la situazione che in queste ore si sta figurando nel porto del piccolo comune siciliano, ormai abituato a fronteggiare questo tipo di situazioni.

    Il pattugliatore “Protector” con a bordo 176 persone e la nave “Monte Sperone” della Guardia di Finanza italiana sono ancora in rada davanti al porto di Pozzallo. Solo alcune decine di migranti sono stati trasportati a terra per esigenze sanitarie.

    Un primo sbarco è previsto per le 19.00 con 59 donne e bambini.

    A bordo delle due navi si trovano i 450 migranti del barcone che venerdì 13 luglio era partito dalle coste libiche di Zuara ed è entrato nella zona Sar (Search and Rescue) italiana. Dopo un lungo braccio di ferro con Malta, il governo italiano ha fatto intervenire il pattugliatore della finanza e la capitaneria.

    Nonostante gli accordi raggiunti dal premier Conte sulla ridistribuzione dei migranti con altri paesi europei (tra Francia, Malta, Spagna, Portogallo e Germania) non si placano le polemiche.

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    Sindaco, cosa può succedere se non si interviene prontamente?

    È necessario che queste persone vengano soccorse quanto prima, devono introdurre liquidi per limitare i rischi degli squilibri elettrolitici. Non appena le prime 59 persone sbarcheranno, verranno accolte nel nostro hotspot.

    Lei crede che nella gestione dei 450 migranti sia stato seguito l’iter migliore?

    Se fossi un uomo qualunque direi ciò che penso, ma sono un piccolo uomo dello Stato. Secondo me l’Italia in questo momento sta vivendo grosse difficoltà. C’è grande incertezza, una delle cose peggiori che sta accadendo è questo scontro tra le istituzioni, che vanno a provocare guasti profondi.

    Io la penso in un altro modo rispetto al ministro Salvini, gliel’ho anche detto, ma dobbiamo lavorare insieme per affrontare questo dramma europeo. Salvini da Roma gioca le sue carte a livello diplomatico.

    In questo momento va rasserenato il clima.

    Nonostante la linea dura di Salvini sui blocchi alle partenze dei migranti, nuovi arrivi potrebbero vedervi coinvolti. Come vi preparate?

    Sono certo che questo non è un fatto isolato, ma che si ripeterà nei prossimi mesi. Dobbiamo essere pronti per affrontarlo nel modo migliore, in gioco ci sono le vite umane.

    Ho chiesto al prefetto di organizzare un tavolo tecnico per impostare le questioni organizzative. Ho inoltre telefonato a Piantedosi, il capo gabinetto di Salvini, che mi ha rassicurato. In settimana avremo un incontro con lui e il ministro.

    Per il resto siamo pronti, non bisogna avere paura. La paura è che questa macchina operativa che fino a questo momento ha operato in un modo, e con Salvini sta operando in un altro, non sia oliata a dovere.  Va adeguata.

    Occorre che procura, ministero, prefettura lavorino di concerto per non creare intoppi.

    Se in caso di nuove partenze dirette verso l’Italia le disposizioni fossero nuovamente quelle di una chiusura dei porti, lei come reagirebbe?

    A me dispiacerebbe chiudere i porti, non mi sembrerebbe una situazione corretta dal punto di vista del diritto internazionale, fosse per me non li chiuderei mai. Ma vogliamo eseguire gli ordini nel migliore dei modi.

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