“C’è chi urla slogan e c’è chi salva i bambini a Gaza. Io sono fiera di fare parte dei secondi”: lo ha dichiarato la premier Giorgia Meloni nel corso del suo intervento durante la convention annuale di Comunione e Liberazione, a Rimini. La presidente del Consiglio ha dedicato parte del suo discorso alla questione Israele-Gaza affermando: “Chiediamo a Israele di cessare gli attacchi, di fermare l’occupazione a Gaza, di porre fine all’espansione delle colonie, far entrare gli aiuti umanitari e ad Hamas di rilasciare gli ostaggi”. E ancora: “Non abbiamo esitato un minuto a sostenere il diritto alla difesa di Israele dopo il 7 ottobre. Ma non possiamo tacere ora dopo che la reazione è andata oltre il principio di proporzionalità, mietendo vittime innocenti e coinvolgendo anche le comunità cristiane che sono da sempre un fattore di equilibrio nella regione. Si sta mettendo a rischio la prospettiva della soluzione dei Due Stati. Condanniamo l’inaccettabile uccisione dei civili, un attacco alla libertà di stampa“.
Poi, uno dei passaggi più discussi: “Rivendichiamo il ruolo ricoperto dall’Italia in questa crisi, siamo il primo paese non musulmano per evacuazioni sanitarie da Gaza. C’è chi scrive le mozioni e chi salva bambini. E io sono fiera di fare parte dei secondi”. Dichiarazioni che hanno provocato la reazione delle opposizioni con il deputato di Avs, Angelo Bonelli, che in una nota ha dichiarato: “Giorgia Meloni non è Amélie che vive in un mondo fantastico: la realtà è ben diversa, intrisa di bugie e propaganda. Oggi al Meeting di Rimini la storia si è purtroppo ripetuta. Mentre da due anni a Gaza si consuma una pulizia etnica con donne, bambini e giornalisti uccisi, ospedali e scuole ridotti in macerie, Meloni descrive all’Italia un’azione israeliana sproporzionata ma comprensibile nella risposta ad Hamas, cancellando lo sterminio: 60mila civili uccisi, la cacciata della Sacra Famiglia da Gaza e della comunità cattolica. Eppure l’Italia prosegue con accordi militari e rifiuta di adottare sanzioni. Meloni, sei senza vergogna”.