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    Adinolfi a TPI: “L’aborto è come il divorzio, quando non c’era l’Italia era più bella e sana”

    “Abortire equivale ad assoldare un sicario per uccidere qualcuno. Lo ha detto il Papa, ma lo pensava anche Pasolini. Il bambino ha diritto di nascere, anche se figlio di uno stupro”. Luca Telese intervista il pro-life Mario Adinolfi

    Di Luca Telese
    Pubblicato il 30 Giu. 2022 alle 15:49 Aggiornato il 30 Giu. 2022 alle 16:03

    Voi anti-abortisti italiani gioite per la sentenza della Corte americana: si può festeggiare perché si toglie un diritto alla donne?
    «Semplice. Questo diritto non esiste».

    Non esiste, dici?
    «Cito il Santo Padre: “Abortire equivale ad assoldare un sicario per uccidere qualcuno”».

    Non usare papa Francesco per eludere il tema e coprirti.
    «Non ne ho nessun bisogno. Cito un pensatore ateo e marxista, Pier Paolo Pasolini: “Sono traumatizzato dalla decisione di legalizzare l’aborto, perché equivale a legalizzare l’omicidio”, Corsera, 19 gennaio 1975».

    Ancora con questo collage di frasi ad effetto? Eludi il punto della mia domanda: tu neghi il diritto della donna a decidere.
    «Nessuno ha diritto di  sopprimere una vita. Si chiama “omicidio”».

    Non è una intervista, quella con Mario Adinolfi sull’aborto. È un corpo a corpo. Ed infatti il leader del Popolo della Famiglia spiega in questo dialogo senza mezze misure, la sua certezza: «Il vento americano diventerà un progetto politico anche in Italia».

    La natura, che tanto vi piace invocare come giudice ha assegnato il poter di far nascere alla donna. Accettatelo.
    «Balle. Se non vuoi diventare omicida devi essere obbligata a consentire che il bimbo nasca».

    Ci vuoi portare in un moderno medioevo in cui gli integralisti decidono per gli altri? Ottimo.
    «Voi laici, casomai, usate l’aborto come strumento di contraccezione».

    Quindi qualsiasi ovulo fecondato per te è vita. Anche eliminare un ovulo fecondato è omicidio?
    «È evidente».

    Quindi per te una gravidanza nata da uno stupro etnico va portata a termine? O non ci credi o sei matto.
    «Ancora con questa argomentazione ridicola dello stupro? Che pena…».

    Dici che è ridicola perché non sai cosa rispondere.
    «So benissimo cosa rispondere. Primo, è un caso assolutamente anomalo e raro. Secondo: capisco che una donna possa non voler crescere il frutto di una violenza…».

    Bontà tua.
    «…Ma può affidarlo ad altri. L’importante è che il bimbo nasca».

    Per fanatismo ignori che quel bambino è figlio dell’odio, non dell’amore.
    «Il tuo laicismo ti impedisce di capire che il bambino è incolpevole, e il suo diritto va difeso ad ogni costo».

    Quindi, in questa tua visione tribale, la donna è solo un contenitore. Va costretta a portare a termine gravidanze indesiderate se la tribù e i maschi lo pretendono.
    «Ti sei già ridotto ad utilizzare le vecchie stanche argomentazioni del femminismo ideologico, sei messo male».

    Tu pensi di parlare in nome di Dio, ma rappresenti una sparuta minoranza integralista.
    «Sai che solo un bambino su sei, tra tutti i concepiti, vede la luce?».

    Per fortuna lo Stato laico impedisce ai fanatici come te di imporre alle donne che fare.
    «Eludi il vero tema: nove volte su dieci, giovani donne rinunciano ai loro figli per ragioni futilissime, diciamo pure del cazzo».

    Un figlio non è bestiame da allevamento, ma il frutto di un amore, di un progetto. Mi meraviglio che un cattolico dimentichi questo. Avete l’ossessione del controllo sul corpo delle donne.
    «Sono come uno che per strada interviene per fermare un omicidio».

    Per tua disgrazia, la legge 194 dice che nessuna autorità religiosa, o politica ha questo diritto.
    «Oggi in America non è più così. Una Costituzione va bene quando garantisce un diritto delle donne e male se riconosce il diritto di un bambino?».

    La Costituzione non assegna mai il diritto di decidere al mullah Omar, al Papa, a qualche Ayatollah, o alla barba di Mario Adinolfi.
    «È straordinario che tu ricorra a ridicoli espedienti dialettici per evitare l’unica argomentazione che non sai eludere: è il primo concepimento il giorno in cui la vita prende forma».

    L’aborto non è un valore. È drammatica necessità. Quindi tu preferisci tornare ai ferri da calza e alle mammane, alla clandestinità, alle donne morte per setticemia?
    «Un omicidio commesso senza spargere sangue e senza sofferenza è meno grave?».

    La 194 pone limiti, definisce percorsi, fornisce assistenza alle donne.
    «La 194 va cancellata con il Napalm: l’assistenza, i consultori… balle! È una legge che maschera la possibilità di uccidere».

    Io non pretendo di decidere per gli altri, come te. Non sei il capo di una Chiesa, non puoi arrogarti  il diritto di prescrivere precetti.
    «Voi non capite: il vento è cambiato. La sentenza della Corte americana vi dice questo».

    Questo “Voi” non esiste: sono un cittadino come te. Evita di attribuirmi la seconda persona plurale, o di usarla tu, come i matti.
    «Di nuovo fingi di non capire cosa ti dico: l’abortismo è un frutto avvelenato degli anni Settanta. Vecchia ideologia. L’Occidente che va verso crescita zero non può più permettersi l’olocausto dei suoi figli».

    Insisti con questo transfert allucinato? Non sono figli tuoi, né di altri. Sono delle donne che li portano in grembo, talvolta dei loro padri. È la donna che dà la vita: se tu avessi l’utero potresti reclamare diritti. Purtroppo ne sei privo.
    «Che pena. Ci manca solo che ti metta a gridare “l’utero e mio e me lo gestisco io”».

    Sei tu che dici: “l’utero e mio”. Quello altrui, però.
    «Torno al punto vero: la difesa della vita diventa, dopo la sentenza americana, la grande battaglia etica di questi tempi. C’è un nuovo, enorme consenso, intorno all’antiabortismo:  voi laicisti nemmeno lo immaginate».

    Se pensate che questo consenso ci sia, contatevi. Lo avete già fatto, però: in Italia la democrazia e i referendum hanno decretato che gli italiani sono favorevoli, nei limiti della 194, a riconoscere questo diritto: alle donne, e non ai predicatori come te.
    «Si parla da giorni del comizio della Meloni in Spagna, e non vi siete neanche accorti che le sue parole chiave erano sull’aborto: “Sì alla cultura della vita / no alla morte”».

    Convinci Fdi, raccogliete le firme per un referendum abrogativo. Auguri.
    «Hai poco da scherzare: dopo la vittoria in America questo è già uno dei grandi temi, se non il grande tema delle prossime politiche: una nuova generazione fa del diritto alla vita la sua missione».

    Mettetevi le corna sulla testa, come a Capitol Hill e assaltate i consultori.
    «Ecco la vostra arroganza: voi laicisti difendete la cultura della morte, ma siete buoni carini e legittimati. Noi, che difendiamo la vita, invece, siano brutti sporchi e cattivi. E con le corna».

    A Verona il vescovo che pretendeva di chiamare  gli elettori ad una nuova crociata, in nome del nuovo integralismo, ha perso. Prova a cancellare il divorzio, già che ci sei.
    «(Sorriso). Una battaglia alla volta».

    Proprio tu che sei divorziato, vuoi dire agli altri cosa devono fare delle loro vite?
    «Sei meschino».

    Logico, semmai.
    «Proprio perché ho una mia esperienza di vita posso dirlo: l’Italia senza il divorzio era più bella e più sana di questa».

    Decanti sui social la bellezza della tua nuova unione, ma vuoi impedire agli altri di trovare la compagna della loro vita se hanno sbagliato?
    «Non ridicolizzare tutto. Come un ex drogato può spiegare meglio di tutti gli effetti perversi della droga, così io posso spiegare meglio il dramma del divorzio».

    Sei neo-medievale. Speri di poter  imporre ad altri cosa fare.
    «Vi siete svegliati, ma tardi. C’è una nuova generazione in campo: li dipingete con le corna, brutti, fanatici e cattivi. Ma vinceranno. Rassegnatevi».

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