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    Come è cambiato il Paese dopo il 25 settembre

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 30 Set. 2022 alle 12:11 Aggiornato il 4 Ago. 2023 alle 12:13

    Dalla mappa elettorale il risultato sembra persino più chiaro di quello uscito dalle urne: una netta affermazione del centrodestra in tutta Italia, da nord a sud. I sedici punti di distacco sulla seconda coalizione, il centrosinistra a trazione PD, si riflettono sulla geografia elettorale come una marea azzurra, con sprazzi di rosso nel centro Italia e nelle grandi città e macchie di giallo pentastellato al sud.

    Se sul successo del centrodestra c’è poco da aggiungere, diversi sono i dati interessanti riguardo i suoi rivali: il centrosinistra guadagna qualche punto percentuale rispetto a quattro anni fa, ma la presenza del cosiddetto “Terzo Polo” di Calenda e Renzi li penalizza grazie agli importanti risultati ottenuti nelle stesse zone in cui il PD è tradizionalmente forte come le grandi città e la Toscana. Il loro dato, 7,9 per cento, per quanto inferiore alle aspettative palesate da Calenda rappresenta un punteggio alto rispetto alle tradizionali forze centriste e che soprattutto arriva in gran parte a discapito del PD. Così cadono roccaforti rosse importanti, come i collegi di Livorno, Pisa e Modena, alcuni dei quali venduti come “sicuri” nelle trattative preelettorali. Le poche chiazze di PD che rimangono sulla mappa sono i collegi dei centri delle grandi città del Centro-Nord e quello che potremmo definire “ridotto appenninico”, l’area intorno a Firenze e Bologna, i più resistenti capisaldi di quelle che conoscevamo come regioni rosse.

    Il Movimento Cinque Stelle ha compiuto un’importante rimonta al sud rispetto agli ultimi sondaggi preelettorali, ma ciò non deve celare il fatto che la percentuale ottenuta domenica scorsa è pari a meno della metà di quella del 2018. L’inattesa vittoria di diversi uninominali è stata giustamente accolta positivamente da Giuseppe Cont, autore di un finale di campagna elettorale che ha saputo toccare le corde più sensibili dell’elettorato meridionale, ma oltre al risultato particolarmente positivo a Napoli e nel suo hinterland, al successo a Palermo città e in altre aree del Mezzogiorno, il dato pentastellato risulta ben lontano dalla marea gialla che coinvolse quasi tutti i collegi del sud e delle isole quattro anni fa.

    Se in generale con questa legge elettorale si tende a dare più peso al voto proporzionale rispetto ai candidati nei collegi uninominali, va però menzionato chi ha saputo sfruttare al meglio il meccanismo di questi ultimi. Si tratta dell’ex sindaco di Messina Cateno De Luca che ha presentato la sua lista “Sud Chiama Nord”, passata quasi inosservata tra i media nazionali ma che ottiene un deputato e un senatore, eletti entrambi negli uninominali messinesi. Tra tanti sconfitti illustri e candidati timorosi che hanno storto il naso di fronte ai testa a testa nei collegi, c’è anche chi ha saputo sfruttare al meglio questo meccanismo, aggiungendo colori inattesi alla mappa elettorale.

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