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    La ministra Roccella contro chi dà nomi umani ai cani: “Così li sostituiscono ai bambini”

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 30 Giu. 2023 alle 16:36 Aggiornato il 30 Giu. 2023 alle 23:12

    Fa discutere l’ennesima presa di posizione della ministra perla Famiglia Eugenia Roccella. Questa volta nel suo mirino finiscono coloro che chiamano i loro cani con nomi da “umani”. Un po’ come aveva già fatto qualche settimana fa Papa Francesco, scatenando dure polemiche dal mondo animalista.

    La ministra sottolinea come a suo dire ci sia bisogno “di una rivolta a difesa dell’umano. La famiglia, la filiazione, sono il cuore, sono le basi dell’umano, ma ora sono a rischio. Per esempio – ha detto – questo tentativo di dare i nomi dei bambini ai cani, è sintomo di un bisogno che evidentemente c’è, però viene trasferito sugli animali. Anche Papa Francesco ha ricordato che dentro passeggini trovi i cani oramai… Questa è una spia della situazione che stiamo vivendo e che fa sì che il nostro futuro sarà una next generation sempre più piccola e striminzita”.

    Prima del governo Meloni, secondo Roccella, di famiglia e natalità “non si poteva neanche parlare. La maternità è ormai una parola cancellata. La natalità è stata vista come sbagliata”. “Amo moltissimo cani e gatti, ho un cane e quattro gatti – ha premesso Roccella – Non è perciò una questione di ostilità nei confronti degli animali, ma quando mi capita di portare il cane ai giardinetti sento il richiamo degli altri proprietari. Li chiamano e sento Giovanni, Eugenio, Riccardo. Addirittura nomi compositi, ho sentito pure Giovanni Maria”.

    “Comincia a diventare una confusione non casuale – sottolinea la ministra – Perché questo tentativo di appaiare i nomi che si danno ai bambini, i nomi umani, a quelli dei cani, è sintomo di un desiderio, di un bisogno che evidentemente c’è”. Roccella evidenzia che si tratta di “un bisogno di affettività, di famiglia, che viene trasferito in maniera impropria sugli animali, sui cagnolini e così via”.

    “Perché quello che manca, di fronte a dei bisogni che sono sempre gli stessi, affettività, calore, famiglia, comunità, è una cultura che accompagni questi bisogni – spiega ancora la ministra Roccella – Manca una cultura a difesa della vita, a difesa dell’umano”. La soluzione secondo la ministra non può essere affidarsi all’arrivo dei migranti: “Noi non siamo contro l’immigrazione, ma contro quella incontrollata. Il punto è governare il fenomeno. E l’Italia è un Paese che dà moltissima cittadinanza. Ma non si può non si può pensare di appaltare a paesi terzi la vitalità che si guadagna attraverso il fare figli. Dobbiamo tornare a fare figli”.

    Roccella infine tuona nuovamente contro la maternità surrogata, che il governo vuole rendere reato universale: “Con l’utero in affitto si sta cercando di svilire il senso di essere madre e padre. Mettere tutto sul mercato, come si può comprare un gamete o affiatare un utero, mettendo poi da parte la madre o il padre, ferisce la dignità del bambino e della genitorialità. Quindi ora dobbiamo riconoscere socialmente l’essere madri e padri, perché non può essere un ostacolo” essere genitori “ma deve diventare socialmente premiante”.

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