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    Governo, finito il vertice tra Conte e Pd-M5S. Dem: “Fatti passi in avanti ma serve un chiarimento politico”

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 31 Ago. 2019 alle 09:32 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:27

    Governo, finito il vertice tra Conte e Pd-M5S. Dem: “Fatti passi in avanti”

    Una giornata piena per il premier incaricato Giuseppe Conte. Che in mattinata è salito al Quirinale per un incontro con il capo dello Stato Sergio Mattarella. E che ha poi preso parte a un vertice con i delegati del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico. A incontro concluso, si iniziano a tirare le prime somme di una trattativa, quella del possibile governo giallorosso, che sembrava essere in bilico.

    “Sono stati fatti passi in avanti”, ha affermato Graziano Delrio, capogruppo alla Camera dei dem, a incontro finito. “C’è bisogno di un chiarimento da qui a breve”, ha affermato Andrea Marcucci, numero uno dei senatori Pd.

    Stefano Patuanelli, capogruppo del M5S al Senato, ha affermato: “La ricognizione con Conte è andata bene. Ci sarà un nuovo incontro con il Pd nelle prossime ore”. E Francesco D’Uva, presidente dei deputati: “Si sta lavorando per andare avanti. I tempi? Il prima possibile”. Insomma, c’è un’accelerazione nelle trattative. Secondo indiscrezioni, il premier incaricato potrebbe sciogliere la riserva anche lunedì.

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    La tensione nelle ultime ore, dopo le “minacce” di Di Maio, era alta, tanto da far pensare a molti che sia tutto sull’orlo del fallimento. Il premier incaricato intorno alle 11 si era recato in Quirinale per un colloquio con il capo dello Stato Sergio Mattarella. Secondo l’Ansa, dopo l’incontro al Colle, erano emersi in ambienti parlamentari della maggioranza timori che Conte stia anche ipotizzano la possibilità di rinunciare al mandato conferitogli dal Capo dello Stato, alla luce delle difficoltà emerse nelle ultime ore.

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    Il leader M5S nella giornata di ieri, dopo le consultazioni del premier incaricato, ha lasciato a Conte un programma di governo in 20 punti. “Se entreranno i nostri punti nel programma di governo si potrà partire, altrimenti meglio il voto”, ha detto Di Maio parlando alla stampa. È apparso a tutti come un ultimatum, tanto che Zingaretti è intervenuto, cercando di mettere le cose in chiaro: ““Basta ultimatum inaccettabili, patti chiari amicizia lunga”, ha detto il segretario dem.

    Si attendono dunque le ore 12 per capire quanto la trattativa del Pd e del M5s sul governo Conte bis è ancora possibile e quanto invece le distanze appaiono incolmabili.

    Nel frattempo, il tesoriere del Pd Luigi Zanda, fa un affondo al capo politico del M5s: “Di Maio accusa gli altri di volere le poltrone ma il poltronista casomai è lui”, dice Zanda, avanzando l’ipotesi “che i suoi rapporti con la Lega non siano chiusi per sempre”.

    “Un governo serve all’Italia, ma non a qualsiasi costo. Serve un governo solido negli obiettivi condivisi e nella qualità dei suoi componenti” ma, aggiunge, “l’intesa sul programma deve essere verificata ancora, nonostante le nostre insistenze, è stata rallentata anche dall’iniziale richiesta di Di Maio della vice presidenza del Consiglio e del ministero dell’Interno”, ha detto il dem.

    E sui decreti sicurezza, che ieri Di Maio aveva detto di non voler mettere in discussione, dice: “Gli inumani e incostituzionali decreti sicurezza vanno abrogati. Se la parola dà fastidio, allora diciamo che vanno radicalmente riscritti. Sulle politiche migratorie è chiaro che dobbiamo fare la guerra ai trafficanti, gestire i flussi, responsabilizzare la Ue. Ma basta con i porti chiusi e un Mediterraneo cimitero di migranti. Trovo molto irritante che durante la trattativa per la formazione del nuovo governo i ministri Toninelli e Trenta abbiano controfirmato, evidentemente condividendolo, il decreto che sta tenendo da giorni e giorni in alto mare una nave piena di migranti, a cui è vietato avvicinarsi a Lampedusa”.

    Intanto un affondo a Di Maio arriva anche da Gregorio De Falco, senatore espulso dal Movimento. Secondo lui, Di Maio “è alla deriva, ha perso il contatto con la realtà e purtroppo questo sta provocando un danno al Paese, come si è visto con la reazione dello spread”.

    Alla domanda se voterà la fiducia a un eventuale governo tra M5s e Pd, risponde: “Io vorrei votarla, ma prima Conte dovrebbe dirci qualcosa nel merito. Io, Nugnes e De Bonis (altri due senatori espulsi dal Movimento, ndr) abbiamo costituito una componente piccola. Conte ne vuole tenere conto? Ci vuole sentire? Noi siamo pronti a incontrarlo e poi valuteremo”.

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