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    Giustizia, Nordio contro le intercettazioni: “Strumento micidiale, serve una profonda revisione”

    Credit: ANSA/FABIO FRUSTACI
    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 6 Dic. 2022 alle 18:06

    Giustizia, Nordio contro le intercettazioni: “Strumento micidiale, serve una profonda revisione”

    Uno “strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica”. Questo, secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio, sarebbero diventate le intercettazioni, scagliandosi contro la loro “diffusione selezionata e pilotata”, che rappresenta anche “un pericolo per la riservatezza e l’onore delle persone”. In un lungo intervento di fronte alla commissione Giustizia del Senato, il guardasigilli non ha risparmiato critiche ai propri ex colleghi magistrati, nell’esporre le linee programmatiche del suo mandato. Il ministro ha detto la sua su vari temi caldi, dalle carriere dei magistrati (“serve una separazione vera”), all’obbligatorietà dell’azione penale (“si è tradotta in un intollerabile arbitrio”), la custodia cautelare (che può diventare uno “strumento di pressione”) e l’azione disciplinare (“non è tollerabile che a giudicare siano i giudici nominati dagli stessi giudicati”), fino alle intercettazioni.

    “Proporremo una profonda revisione”, ha detto il ministro, promettendo una vigilanza rigorosa “su ogni diffusione” delle intercettazioni “che sia arbitraria e impropria”. “Hanno un costo elevatissimo, sono decise sulla base di sospetti e non concludono nulla, non si è mai vista una condanna solo sulla base delle intercettazioni”, ha aggiunto, affermando che “il loro numero è di gran lunga superiore alla media europea e anglosassone”. “Dovrebbero essere un mezzo di ricerca della prova, e invece sono esse stesse la prova”, ha osservato Nordio.

    Critiche anche all’azione dei pm, che possono “trovare spunti per indagare nei confronti di tutti senza rispondere a nessuno” sulla spinta delle “proprie ambizioni”, anche se, ha precisato Nordio, “per fortuna sono pochi i magistrati così”. Il pm “è svincolato dai controlli che ci sono in ogni democrazia, anche in caso di mala gestione”, ha continuato il ministro, che ha invocato una riforma del codice penale “garantista e liberale, che può esser attuata in parte con leggi ordinarie e per gli aspetti più sensibili anche con una revisione della Costituzione”. “Ogni qualvolta un domani usciranno violazioni del segreto istruttorio in tema di intercettazioni l’ispezione sarà immediata e rigorosa. Non è ammissibile che le conversazioni che riguardano la vita privata di cittadini che non sono nemmeno indagati finiscano sui giornali”, ha detto Nordio, che ha chiesto una revisione del reato di abuso d’ufficio, chiesta da tempo dagli amministratori locali. “Sul reato di abuso d’ufficio le statistiche sono a dir poco allarmanti. Su 5.400 procedimenti nel 2021, 9 si sono conclusi con condanne davanti al gip e 18 in dibattimento”, ha affermato l’ex pm, affermando che “hanno un costo medio insostenibile”. “Occorre acquisire materiale cartaceo e pareri che confondono i magistrati e si riducono in assoluzioni, non luoghi a procedere o archiviazioni”.

    Nordio è anche tornato su uno dei cavalli di battaglia del centrodestra, quello della separazione delle carriere dei magistrati, da imporre secondo il ministro con una legge costituzionale. Una scelta  giustificata dalle novità introdotte con la riforma del codice penale del 1989, con la quale il cambiamento è stato “sostanziale”. “Non ha senso che il pm appartenga al medesimo ordine del giudice perché svolge un ruolo diverso”, il parere di Nordio.

    Per indagare sui giudici stessi, il titolare di via Arenula, chiede sia istituita un’Alta corte disciplinare dato il “bruttissimo esempio” offerto dal Consiglio superiore della magistratura in cui i consiglieri sono “scelti per appartenenza correntizia”. “È necessario spostare l’azione disciplinare in una corte terza nominata dal capo dello stato”, ha sottolineato Nordio, che ha auspicato “la rapida convocazione delle Camere per eleggere i membri laici del Csm”. “Un organo costituzionale così delicato non può restare sospeso”, ha affermato il ministro, che ha espresso “grande dolore” per la “sequenza di suicidi” in carcere, promettendo di “evitare tagli in manovra e devolvere al settore penitenziario eventuali residue risorse disponibili”. Dall’inizio dell’anno sono 79 i detenuti che si sono finora tolti la vita, il dato più alto degli ultimi 20 anni.

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