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    Altro che unità nazionale: dalla giustizia ai vaccini, maggioranza più spaccata che mai

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 29 Lug. 2021 alle 09:15 Aggiornato il 29 Lug. 2021 alle 10:14

    Altro che unità nazionale: nell’estate della variante Delta, a pochi giorni dall’inizio del semestre bianco, la maggioranza di governo è più spaccato che mai. Su tutto. I nodi principali che il governo deve sbrigliare entro agosto, dal rientro a scuola alla riforma della giustizia, accendono gli animi dei partiti, tra richieste contrapposte, veti incrociati, incontri e slittamenti.

    Solo ieri sera si è aperto qualche spiraglio sulla riforma Cartabia dopo che la Lega, due giorni fa, aveva messo i bastoni tra le ruote di via Arenula e comunicato la sua perplessità sulla richiesta del M5S, accolta, di “proteggere” i reati per mafia e terrorismo. Dopo l’ennesimo confronto con il premier Draghi, Matteo Salvini ha fatto sapere che è “giusto non mandare in prescrizione i processi di mafia”, ma che per la Lega “è altrettanto doveroso prevedere che anche per i reati di violenza sessuale e traffico di droga i processi vadano fino in fondo”.

    E oggi il segretario del Carroccio spenderà la giornata a Roma per continuare a mediare e chiudere sulla riforma. Ma la strada è tutt’altro che in discesa, con Giuseppe Conte che batte su un punto: un sistema di giustizia efficiente. Quindi la modifica del testo, altrimenti i numeri dei grillini peseranno. L’accordo tra i partiti sulla modifiche alla proposta Cartabia sulla riforma del processo penale non c’è, e la prospettiva che possa essere raggiunto in tempo per farla approvare dalla Camera prima della pausa estiva è lontana.

    Un pericolo che potrebbe spingere Draghi a presentarsi direttamente in Parlamento con un testo finale da votare venerdì, chiedendo ai partiti di ritirare gli emendamenti. Ma intanto lo scontro non si placa neanche sugli altri punti caldi dell’agenda di Palazzo Chigi, gli stessi che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha toccato ieri nel discorso pronunciato in occasione della cerimonia del Ventaglio organizzata dall’associazione stampa romana al Quirinale.

    Scuola: Pd e Lega si trovano agli antipodi, con il partito di Enrico Letta (e molti governatori dem, tra cui Stefano Bonaccini) che preme per imporre l’obbligo di vaccinazione prima del rientro in classe, e il Carroccio deciso a difendere l’autonomia dei prof. “Le vaccinazioni sono una priorità assoluta, invitiamo il governo a prendere iniziative stringenti”, ha chiesto Letta, auspicando il massimo impegno affinché le scuole rimangano aperte. “Mettere in sicurezza la popolazione dai 60 in su, da 40 a 59 scelgano, per i giovani non serve“, ha ribadito Salvini. “Parlare di obbligo per studenti di 13 o 14 anni o per gli insegnanti non fa parte del mio modo di pensare un paese libero”, ha aggiunto.

    Una matassa da sbrigliare in fretta se si vuole accogliere l’appello del Capo dello Stato a riparare i danni “culturali e umani” creati dalla didattica a distanza, garantendo senza eccezioni le lezioni in presenza. Ma la battaglia che via Bellerio sta conducendo per farsi paladina della presunta “libertà” contro vaccini e Green pass è elettoralmente troppo importante per Salvini da mollare la presa facilmente, perché l’obiettivo è quello di sottrarre terreno alla maratoneta dei sondaggi, Giorgia Meloni, in un momento in cui il Presidente della Repubblica non potrà più scogliere le camere (il semestre bianco si apre il 3 agosto), e dunque la Lega sarà ancora più libera di giocare su due fronti.

    Così lo scontro passa anche dal Green Pass: anche se l’ultimo decreto per contrastare le norme anti Covid, che prevede l’obbligo di esibirlo nei luoghi pubblici è cosa fatta – ed entrerà in vigore dalla prossima settimana – il Carroccio dà battaglia sugli aspetti rimasti fuori, i trasporti a lunga percorrenza, i mezzi pubblici urbani e i vaccini ai lavoratori di quei luoghi in cui clienti e turisti dovranno munirsi di passaporto vaccinale per entrare. La posizione è sempre e solo una: libertà, volontarietà, bando a ogni allarmismo. No al pass sanitario. Una marcia che i leghisti conducono soli e che, per il momento, è stata rinviata alla prossima settimana. Ma che continuerà a dividere il governo.

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