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    Meloni, la piazza che non ti aspetti: “Il fascismo? È passato! Aborto? Favorevoli. Votiamo Giorgia perché ama l’Italia”

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 23 Set. 2022 alle 11:44 Aggiornato il 23 Set. 2022 alle 18:39

    Su di noi, ci avresti scommesso tu?”: le parole del brano di Pupo risuonano sul palco di Piazza del Popolo e accompagnano il comizio conclusivo della campagna elettorale del centrodestra. Probabilmente qualcuno avrebbe scommesso sulla vittoria della Lega osservando l’ascesa che ha accompagnato Matteo Salvini nei sondaggi del 2019, ma non su Giorgia Meloni. Eppure durante la scorsa legislatura – sedendo saldamente e senza tentennamenti sui banchi dell’opposizione mentre i governi affrontavano una pandemia e una guerra alle porte d’Europa – la leader di Fratelli d’Italia ha guadagnato la fiducia di chi oggi la ascolta e acclama in piazza, scavalcando i suoi colleghi di coalizione.

    Qualcuno tra il pubblico aveva votato Salvini alle elezioni del 2018, ma dopo il passaggio della Lega al governo ha deciso di cambiare bandiera. E sono le bandiere fiammate di FdI che dominano la piazza. “Spero né Salvini né Berlusconi le mettano i bastoni tra le ruote, perché stanno rosicando. Ma lei è una persona fantastica, è coerente, non ha fatto accordi con la sinistra, non fa compromessi”, spiega Rossana Genovesi, di Frosinone, 72 anni e un passato nei movimenti studenteschi di sinistra. Mostra il dente rotto da un carabiniere durante l’insurrezione del 12 marzo 1977 a Piazza Esedra dopo l’uccisione di un militante di Lotta Continua. “Vuoi sentire una bestemmia? Votavo Bertinotti“, dice. Ma ora la sinistra l’ha delusa. “Sono orgogliosa di aver cambiato”, afferma.

    Non crede che i diritti civili siano in pericolo con Meloni ed è favorevole all’aborto. “Una delle mie figlie ha abortito, ho amici gay, sono persone fantastiche, ma Giorgia non è questo, lei darà il lavoro ai giovani, e non con il reddito di cittadinanza del M5S, che è come un voto di scambio“. Rossana e molti altri scesi in piazza per sostenere quella che vedono come futura leader del Paese rappresentano un elettorato volatile che insegue la promessa del momento e che non vota FdI da sempre: sono lontani dalle origini politiche del partito, ignorano i saluti romani mostrati da alcuni esponenti o le posizioni ambigue sulla 194, e credono che Meloni sia più di questo.

    Come Vittorio Longhi, 21 anni, originario del quartiere romano di Tor Pignattara, che sorregge lo striscione di Gioventù Nazionale e afferma: “Non sono ammessi nostalgici del fascismo, perché noi non guardiamo indietro, guardiamo avanti”. Alle scorse elezioni aveva votato Salvini, e si è avvicinato alla leader di FdI dopo l’appoggio della Lega a Draghi. Non è il militante che ci si aspetta dal popolo di Meloni: utilizza toni pacati e un linguaggio sobrio per affermare ciò che della stella nascente del centrodestra l’ha colpito.

    Non le posizioni su aborto o diritti civili o le urla sul palco di Vox, in Spagna, ma le promesse in materia di energia o economia. “I suoi programmi rilanciano il lavoro e i giovani, la diversificazione delle risorse, che è anche un bel modo per staccarsi dal giogo dei russi, rilancia il nucleare che per molti è ancora un tabù, sostiene il Made in Italy come nessun altro, vuole sostenere il tessuto economico italiano che manda avanti la nazione”, spiega. Per Vittorio, vicino a idee di centrodestra, Meloni è semplicemente la leader che meglio rappresenta i suoi valori, e che più di altri trasmette la sensazione di voler proteggere patria, lavoro e imprese.

    Su alcune elettrici invece il famoso slogan che ha contributo alla sua popolarità negli ultimi anni (“io sono Giorgia, sono italiana, sono una madre, sono una donna”) ha evidentemente fatto breccia: il fatto che Meloni sia una donna fa la differenza, e il suo essere cresciuta senza padre allevando da sola una figlia sono garanzie di solidarietà femminile, quasi più importanti del richiamo alla famiglia tradizionale. “La voglio al governo perché è una donna come tutte noi – afferma una delle militanti più accanite sotto il palco – ama l’Italia e vuole bene alle donne. È cresciuta senza padre, ha una bambina, è cresciuta tra donne“. Insomma, con quella storia familiare non potrebbe che essere dalla parte delle donne. “La Boldrini mi rappresenta? Non ci pensare!”, continua.

    Intanto, sul palco, Meloni batte sui temi cari al partito – difesa dei confini italiani, sicurezza, certezza della pena, aumento delle carceri, lotta agli scafisti – attacca Speranza per una gestione della pandemia che “ha seguito il modello cinese nonostante la Cina fosse il Paese più colpito”, chiede al centrosinistra di chiarire entro domenica “con quali partiti vorrebbe allearsi in un eventuale governo” e assicura un esecutivo lungo cinque anni. Ma non tutti quelli che la ascoltano sono nuovi arrivati tra le fila di FdI. Alcuni stavano semplicemente aspettando questo momento, e il maquillage istituzionale dei mesi di campagna elettorale ha permesso loro di rivendicare il passato senza vergogna. “Ho sempre votato Fratelli d’Italia – assicura una delle seguaci di Meloni – prima ancora Alleanza Nazionale, Movimento Sociale italiano, e quello che c’era ancor prima, prima, e prima.. “.

     

     

     

     

     

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