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    Il ministro Giorgetti ha querelato TPI

    ANSA

    Nel governo italiano la presidente Giorgia Meloni non è l’unica a voler trascinare in tribunale i giornalisti che fanno il loro mestiere

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 15 Dic. 2022 alle 18:30

    Nel governo italiano la presidente Giorgia Meloni non è l’unica a voler trascinare in tribunale i giornalisti che fanno il loro mestiere. Anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti va aggiunto all’elenco: il leghista ha querelato per diffamazione TPI – nello specifico la giornalista Laura Maragnani e il nostro direttore Giulio Gambino – per un articolo nel quale abbiamo raccontato le vicende di una startup di cui è stato socio per un paio d’anni.

    L’azione penale promossa contro il nostro giornale si somma a quelle avviate dalla presidente del Consiglio nei confronti dello scrittore Roberto Saviano e del quotidiano Domani: il primo per aver definito Meloni e il leghista Salvini «bastardi» per loro posizioni di chiusura sull’accoglienza dei migranti; il secondo – nelle persone del giornalista Emiliano Fittipaldi e del direttore della testata Stefano Feltri – per aver dato notizia di una telefonata fra l’allora leader di Fratelli d’Italia e Domenico Arcuri nei mesi in cui quest’ultimo era commissario all’emergenza Covid-19.

    In entrambi i casi i querelati sono stati rinviati a giudizio e Meloni, che oggi siede a capo del governo, ha fatto sapere che non intende ritirare le querele: segnali certo non confortanti per la situazione della libertà di stampa nel nostro Paese.

    Ma andiamo con ordine. L’articolo di TPI che Giorgetti non ha digerito risale a un anno fa: sul numero del 17 dicembre 2021 del nostro settimanale Laura Maragnani ha raccontato le vicissitudini societarie della Saints Group srl, azienda con sede a Forlì operante nel settore informatico, che l’attuale ministro dell’Economia ha fondato insieme ad altre tre persone nel giugno 2018, quando era stato da poco nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel Governo Conte Uno, e da cui si è sfilato nel giugno 2020.

    Tra i soci c’era un altro esponente della Lega: il romagnolo Gianluca Pini, deputato per tre legislature, nonché imprenditore, titolare anche di un’altra società, la Codice srl, finita nell’autunno 2020 al centro di un’inchiesta della Procura di Forlì su una fornitura di mascherine chirurgiche durante la pandemia.

    Siccome tutti i fatti che lo riguardano sono stati attentamente verificati e sono documentati e le opinioni dell’autrice, che prendono spunto da tali fatti, sono legittime, non avendo avuto accesso alla querela, ancora non sappiamo cosa contesti Giorgetti – che quando uscì l’articolo era ministro dello Sviluppo economico e che nel frattempo è diventato titolare dell’Economia – in quella che fu una semplice ricostruzione di fatti accuratamente verificati e rispetto alla quale lo stesso numero due della Lega non ha chiesto alcuna rettifica.

    Fatichiamo a immaginare per quale passaggio del testo l’importante esponente del governo abbia ritenuto lesa la propria reputazione, la sola che ha titolo di difendere, al punto tale da sporgere querela per diffamazione a mezzo stampa, un reato per cui si rischia la reclusione da sei mesi a tre anni, oltre ai pesanti costi economici. Ci piacerebbe saperlo presto.

    Tuttavia, dall’alto del suo scranno di ministro, Giorgetti, come tutti i componenti del governo e gli altri rappresentanti della politica, può star certo di una cosa: noi continueremo a svolgere il nostro lavoro con la massima serietà e attenzione, consapevoli del ruolo cruciale che la stampa svolge nel sistema democratico. Un ruolo che troppo spesso viene dimenticato, o addirittura ostacolato, quando lo si esercita, da chi in questo Paese detiene il potere.

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