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    La sindrome di Draghi nella Lega: Giorgetti è il leader parallelo che segue Mario

    Di Marco Antonellis
    Pubblicato il 4 Ago. 2021 alle 09:07

    Primo avvertimento per Matteo Salvini: su Monte dei Paschi di Siena “concordo con la linea di Mario Draghi“. Secondo avvertimento: ci sarà un partito unico nel centrodestra Lega-Fi? ”Perché no, ma come è noto, le case si costruiscono dalle fondamenta e non dal tetto…”. Terzo avvertimento: ”Se Salvini dice di ricandidarmi, io mi ricandido” alle prossime politiche. “Se, invece, dice di starmene a casa, starò a casa, ma non in pensione…”. Se poi ci mettete il fatto che Giancarlo Giorgetti, GG per gli amici, nemmeno dopo le ripetute sollecitazioni da parte di Matteo Salvini (quasi a voler marcare una differenza “ontologica” con il capitano leghista) ne ha voluto sapere di mettere piede al Papeete, il cerchio si chiude.

    “Ormai nella Lega c’è una diarchia di fatto. Salvini non è più l’uomo solo al comando ma ci sono due linee politiche distinte e differenti” spiega un big del partito di via Bellerio che chiede l’anonimato. “Da quando Mario Draghi si è insediato alla guida del governo Giancarlo Giorgetti ha preso il largo e nella Lega si è venuta a creare una vera e propria diarchia tanto che sempre più spesso i parlamentari si vanno a “confessare” da GG anziché confrontarsi con il capo partito“.

    Sarà l’effetto Draghi? Perché è proprio grazie al governo Draghi che Giancarlo Giorgetti ha spiccato il volo. E c’è già chi vede per lui un futuro da prossimo leader della Lega (ma ci spera anche Zaia) piuttosto che da Presidente del Consiglio in caso l’ex presidente BCE salisse al Quirinale (c’è chi maligna che sia proprio questo il vero motivo delle sue esternazioni: per non andare al voto – Salvini non ne vuole sapere delle elezioni anticipate – servirebbe un nuovo premier e con Draghi al Quirinale in pista oltre alla Cartabia ci sarebbe inevitabilmente anche lui). Il diretto interessato ovviamente smentisce ma per certi ruoli si viene scelti, le opinioni personali contano fino a un certo punto.

    Ma il vero motivo che preoccupa di più Matteo Salvini è un altro: GG è il vero interlocutore privilegiato in casa Lega dei poteri forti nazionali e internazionali. Poteri che possono influire sulla scelta di un presidente del Consiglio o di un Capo di Stato. E che continuano a non volerne sapere del sovranista Salvini considerato ancora troppo vicino alla Russia di Putin e agli ambienti trumpiani. Chissà che non sia questo il vero motivo del “pizzino” inviato a mezzo stampa a GG con l’invito a togliere il disturbo.

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