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    “Genitore” sulla carta d’identità invece che “madre” e “padre”: tribunale civile sconfessa il decreto di Salvini

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 16 Nov. 2022 alle 18:55

    Il Tribunale civile di Roma riapre la questione intorno alla neutralità dei documenti di identità, battaglia portata avanti da Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno: “Sulla carta di identità della bambina dovrà comparire la dicitura neutra ‘genitore’”, hanno stabilito i giudici in una ordinanza in seguito al ricorso presentato dalle due madri di una bambina, quella legale e quella adottiva, contro il decreto del 31 gennaio del 2019 dell’allora titolare del Viminale, che impone sul documento la dicitura “padre” e “madre”. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, è ora “tenuto ad indicare le qualifiche neutre di ‘genitore’ in corrispondenza dei nomi delle ricorrenti”.

    L’avvocata Federica Tempori, che ha assistito la coppia durante l’iter giudiziario, ha detto che secondo i giudici il decreto “oltre a violare le norme, sia comunitarie che internazionali, è viziato da eccesso di potere”. “Avevamo una sentenza di adozione passata in giudicato – spiega la legale – e le mamme si sono presentate al comune per chiedere la carta identità ma allo sportello, giustamente, hanno detto che non si poteva procedere con la dicitura neutra ma occorreva la scritta “padre e madre o chi ne fa le veci”. La coppia si è a quel punto rifiutata e dopo un primo ricorso al Tar ci siamo rivolti al tribunale ordinario che con una sentenza bellissima ci ha dato ragione”. Per i giudici “la falsa rappresentazione del ruolo parentale di una delle due genitrici, in evidente contrasto con la sua identità sessuale e di genere, comporta conseguenze (almeno potenziali) rilevanti sia sul piano del rispetto dei diritti garantiti dalla Costituzione, sia sul piano della necessaria applicazione del diritto primario e derivato dell’Unione europea”.

    Dal 2015 fino all’inizio del 2019 nelle carte d’identità dei bambini c’era l’indicazione generica “genitori”, poi modificata da Salvini. In quel provvedimento il ministro “va oltre le sue competenze”, secondo Tempori. “La carta di identità è infatti – spiega – un documento certificativo di una realtà già pre esistente nell’atto nascita che stabilisce una madre partoriente e una adottiva. Non può quindi esserci discrasia tra documento di identità e l’atto di nascita”. La ministra Lamorgese, nel gennaio 2021, aveva annunciato la modifica del decreto, mai avvenuta anche a causa della caduta del governo.

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