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    Gelo M5s e Lega: non applaudono alla fine del discorso di Draghi (Di Maio sì)

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 20 Lug. 2022 alle 11:09 Aggiornato il 20 Lug. 2022 alle 11:42

    Mai con tanta intensità e veemenza Mario Draghi si era rivolto al Senato come nel discorso pronunciato oggi a Palazzo Madama per spiegare i motivi delle dimissioni rassegnate venerdì scorso e chiedere ai partiti di rinnovare con convinzione il patto di fiducia. Ma tra i banchi del Parlamento diversi senatori di Lega e M5S – a cui erano rivolti gran parte dei rimproveri fatti dal premier nel suo intervento – non hanno mostrato di apprezzare fino in fondo le parole pronunciate da Draghi. Il primo ministro ha spiegato che dopo l’iniziale compattezza mostrata dai partiti della maggioranza per approvare le misure necessarie a mettere in sicurezza il Paese, l’unità di governo ha iniziato a sgretolarsi a suon di richieste e ultimatum su alcuni temi non negoziabili.

    Ma nessun senatore M5S, e quasi nessuno della Lega, ha applaudito alla fine del discorso del presidente del Consiglio. Matteo Salvini è rimasto immobile. Gli applausi più calorosi per Draghi dal banco del governo sono arrivati da Luigi Di Maio. “Sono qui in quest’aula oggi a questo punto della discussione solo perché gli italiani lo hanno chiesto – ha dichiarato Draghi – Questa risposta a queste domande non la dovete dare a me, ma a tutti gli italiani. Siete pronti a confermare lo sforzo compiuto nei primi mesi che si è poi affievolito? “, ha chiesto il premier ai partiti al termine del lungo discorso pronunciato in Senato.

    Draghi ha ribadito i paletti imprescindibili che dovrebbero continuare a tenere in piedi l’azione dell’esecutivo: convinto atlantismo, sostegno all’Ucraina tramite l’invio di armi, rigassificatore per mettere in sicurezza il Paese dagli shock energetici ma anche transizione ecologica. Su alcuni dei punti materia del contendere con il M5S – salario minimo e reddito di cittadinanza – il premier ha mostrato una certa apertura ribadendo però che la misura di sostegno alla povertà varata dal governo giallo-verde dovrà essere rivista. Diversi anche i riferimenti alle richieste della Lega.

    Draghi ha sottolineato come negli ultimi mesi l’intesa trovata a marzo 2021 si sia sgretolata su alcuni nodi centrali: le concessioni balneari, le pensioni, le discussioni sul sostegno militare all’Ucraina e infine il dl aiuti. Ma per il premier “all’Italia non serve una fiducia di facciata che svanisca davanti ai provvedimenti scomodi”, serve cioè un sostegno convinto da parte di tutti i partiti, che devono accettare di stare al governo così come previsto dalla roadmap disegnata oggi in Senato.

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