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    Ferrara: lo strano caso della consigliera leghista indagata per lettere minatorie al vicesindaco Lodi

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 4 Lug. 2021 alle 18:05

    Per due mesi ha ricevuto lettere minatorie: meno di una decina con minacce di vario genere a livello personale; in due buste anche dei proiettili. È la strana vicenda che ha coinvolto il vicesindaco di Ferrara Nicola Lodi, detto Naomo. Lodi sembrava essere la vittima di un rivale politico che non aveva saputo accettare la pesante sconfitta della sinistra a Ferrara nel 2019. Ma, grazie alle indagini della Digos, si viene a scoprire che l’autrice di quelle lettere è invece la sua protetta, Rossella Arquà.

    La polizia ha perquisito l’abitazione della consigliera per cercare materiale che potesse ricondurre ai contenuti di quelle lettere, realizzate con lettere formate da ritagli di giornale. E i risultati di quell’ispezione hanno portato alle dimissioni di Arquà, come riporta Il Resto del Carlino. Poi è passata a formalizzare in municipio le sue dimissioni dalla carica di consigliera e al partito quelle di militante. L’edizione locale del quotidiano fa sapere che la dimissionaria è anche già stata ascoltata dagli inquirenti.

    Rossella Arquà non avrebbe fatto tutto da sola. Anzi, a suo dire, sarebbe stata manovrata. Lei stessa dichiara: “Ho fatto degli errori, qualcuno mi ha chiesto di fare questi errori qua. L’idea di mandare le lettere non è stata mia”. Va aggiunto però che vi sono almeno altri due consiglieri leghisti vittime di lettere anonime. Gli autori sono ancora ignoti e Rossella nega di averle scritte. Di certo la tensione non sembra destinata a diminuire: quando scoppia lo scandalo, coincidenza vuole che vengano ritrovate quattro bottigliette Molotov, per fortuna senza liquido infiammabile, sulle mura. Un “fatto inquietante” decreta il vicesindaco, il quale ha anche la delega alla sicurezza.

    Chi sarebbe allora il mandante? L’avvocato scelto dalla donna, Fabio Anselmo, anticipa che il nome, o i nomi, verranno fatti davanti al pm in sede di interrogatorio. “Io non sono un pericolo, non sono una criminale come mi vogliono far passare loro”, riprende Arquà, che lascia immaginare che la vicenda avrà future ripercussioni: “Se mi dimetto io, si deve dimettere anche Naomo Lodi”.

    Ora c’è attesa per l’interrogatorio ad Arquà previsto precedentemente per lo scorso 2 luglio e saltato all’ultimo momento, non si sa ancora per qualche motivo. È probabile che venga ricalendizzato, forse già la prossima settimana. Il faccia a faccia con la pm Isabella Cavallari dipenderà anche dall’esito delle indagini.

     

     

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