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    L’ex M5S D’Uva: “Abbiamo lasciato il Movimento per il bene dell’Italia. Calenda e Giorgetti? Perché no”

    credit: ansa foto

    L’ex capogruppo alla Camera del M5S che ha aderito al nuovo gruppo parlamentare con Di Maio “Insieme per il futuro”racconta le ragioni della scissione e afferma: "Dialoghiamo con tutte le realtà che vogliono dare forza al governo e al Paese, lasciando da parte gli estremisti. Il Paese ha bisogno di stabilità"

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 22 Giu. 2022 alle 13:40 Aggiornato il 22 Giu. 2022 alle 13:42

    Dopo giorni di trambusto, nella serata di ieri, martedì 21 giugno, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha ufficializzato la scissione dal Movimento 5 Stelle e lanciato il gruppo politico “Insieme per il futuro”, contando sul sostegno di 50 deputati. Tra questi c’è anche Francesco D’Uva, attuale Questore della Camera, che a TPI ha spiegato i motivi della separazione e la scelta di seguire il ministro Di Maio.

    Cosa si è spezzato all’interno del Movimento?
    Negli ultimi mesi si è visto più che mai quanto ci siano state due sensibilità fortemente diverse nel M5S: una più moderata, responsabile, e una che vuole guardare indietro a quando si era un po’ più “barricaderi“. Si è cercato di convivere ma non poteva più funzionare perché per noi – persone moderate, responsabili, atlantiste – era intollerabile stare in una forza politica che ammicca anche a mondi che a noi non interessano. Penso ai filo-putiniani, ai no-vax, noi non vogliamo accostarci a tutto questo. Penso all’endorsement dell’ambasciatore russo Sergey Razov su questo continuo distinguo da parte di alcune forze della maggioranza rispetto alla linea governativa. Quello che vogliamo fare è dare stabilità al governo per fare il bene del Paese.

    Come valuta la leadership di Conte?
    Personalmente da lui mi aspettavo un passaggio verso linee più moderate, se penso che è diventato popolare proprio come presidente del Consiglio che è riuscito a tenere unito il Paese in maniera anche egregia, mi dispiace che alla guida del Movimento abbia preferito guardare a posizioni più radicali e non moderate che poi sono quelle che hanno fatto la sua fortuna e la fortuna di tutta l’Italia in un momento difficile.

    Crede che il Movimento abbia pagato al voto (v. amministrative) già queste linee meno moderate?
    Credo che nel momento in cui persone che hanno creato il M5S, e lo hanno fatto diventare grande, consegnano le chiavi del proprio partito a una persona che si iscrive in quel momento, lo fanno anche per avere risultati migliori. Probabilmente questo nuovo corso non era la risposta giusta per l’Italia.

    Di Maio ieri ha parlato di dirigenti che stavano rischiando di indebolire il Paese, a chi si riferiva?
    Questo va chiesto a lui. Sicuramente queste continue dichiarazioni di prese di distanza dalla linea atlantista non fanno bene al Paese. Tutte le persone, a prescindere dalla forza politica di appartenenza, che continuano a prendere le distanze fanno male al Paese. Il governo in questo momento sta portando avanti battaglie importanti come quella del tetto al prezzo del gas. Indebolire i nostri rappresentanti sui tavoli internazionali fa male a tutti.

    Roberto Fico ieri ci ha tenuto a rimarcare che non avevano mai avuto posizioni non atlantiste.
    Sono certo che il presidente della Camera abbia voluto dare un messaggio distensivo, ma va detto che alcuni 5 stelle hanno fatto continui distinguo rispetto alla linea governativa anche in merito all’invio delle armi, che chiaramente non piace a nessuno, ma nel momento in cui viene richiesto è una cosa che va fatta, perché lo fanno tutti i paesi atlantici. Sperando che presto a livello occidentale si possa non avere più questa necessità.

    Come risponde a chi vi accusa di cambi di casacca e scelte opportunistiche per mantenere la poltrona?
    Questa qui è una scissione, cambio di casacca è se io – per dire – me ne vado in Fratelli d’Italia, dove magari ci sono sondaggi alti. Noi abbiamo creato un gruppo parlamentare che non ha consensi. Questa cosa della poltrona è ridicola. Soprattutto se consideriamo che 40 persone su 62 sono al primo mandato. Se mai qualcuno che è d’accordo con noi ma che resta nel Movimento lo fa per motivi opportunistici.

    Nel futuro vede un avvicinamento ai centristi, Calenda, Giorgetti per le politiche?
    Noi dialoghiamo con tutte le realtà che vogliono dare forza al governo e al Paese, lasciando da parte gli estremisti. Il Paese ha bisogno di stabilità.

    Nel futuro però c’è un progetto politico?
    In questo momento c’è un gruppo parlamentare e l’impegno è dare sostegno al governo.

    Alessandro Di Battista ha definito la decisione “ignobile tradimento”. 
    Con Alessandro abbiamo visioni diverse, anzi, probabilmente mi sarei preoccupato se ci fosse stato un endorsement da parte sua, sarebbe equivalso a dire che avevamo sbagliato qualcosa.

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