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    Aborto, Roccella: “Vecchi slogan femministi disattesi, no all’abolizione dell’obiezione di coscienza”

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 24 Ott. 2022 alle 09:03

    “L’aborto è il lato oscuro della maternità”, oppure “una scorciatoia che non dovrebbe più esserci”: Eugenia Roccella, neo-ministra della Famiglia dell’esecutivo Meloni, più dei suoi colleghi della squadra di governo aveva generato critiche al momento della lettura dei nomi da parte della presidente del Consiglio visto il suo passato pro-life. Oggi prova a chiarire la sua posizione, definendo gli attacchi ricevuti “puramente strumentali” perché “nessuno ha mai messo in discussione la legge sull’aborto”. “Nessuno a sinistra si accorge che il vecchio slogan femminista ‘maternità come libera scelta’ è totalmente disatteso”, dice in un’intervista al Quotidiano Nazionale, assicurando che “nessuno ha mai parlato di togliere diritti, ma semmai di ampliarli”.

    La strategia è quella di tentare di “rovesciare” la prospettiva che oggi in Italia dipinge l’avere un figlio come “un percorso a ostacoli, qualcosa che è visto come impedimento al lavoro e alla realizzazione di sé”. Si divincola però dalle responsabilità politiche sulla legge 194: “La competenza, come è noto, è in capo al ministero della Salute, non riguarda il mio mandato politico, e l’applicazione della legge è affidata alle regioni”. Appare chiara però la direzione che non intende intraprendere: “Si vuole arrivare all’aborto a domicilio – dice attaccando la sinistra – con la pillola Ru486, abolendo l’obiezione di coscienza e l’obbligo di legge di eseguire gli interventi in strutture pubbliche”.

    L’idea è quindi in linea con quella di Fratelli d’Italia: non modificare la legge, ma opporsi a una facilitazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, ad esempio istituendo sportelli pro-vita nelle cliniche. Roccella ha anche toccato l’argomento della denatalità nel Paese: “Il calo delle nascite in Italia è drammatico, l’inverno demografico rischia di diventare un inferno demografico. Un Paese che non fa figli è un Paese con meno capacità di innovazione, meno energia, meno speranza nel futuro, meno solidarietà tra le generazioni, l’immigrazione non basta a colmare questo vuoto”.

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