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    Enrico Michetti possibile candidato sindaco del centrodestra a Roma. La gaffe in radio: “I vaccini come il doping”

    Enrico Michetti. Foto da Facebook
    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 26 Mag. 2021 alle 11:41 Aggiornato il 27 Mag. 2021 alle 07:57

    Dopo mesi di ricerca, il centrodestra potrebbe aver trovato il candidato per la corsa verso il Campidoglio. Il nome di Enrico Michetti, avvocato ed esperto di diritto amministrativo, direttore di Gazzetta Amministrativa e opinionista di Radio Radio, è arrivato da Fratelli d’Italia, il partito guidato da Giorgia Meloni, insieme a un sondaggio Tecnè-AdnKronos che lo vede al 35 per cento, ben posizionato rispetto a Roberto Gualtieri, dato fra il 32 e il 37 per cento. Ma dagli altri partiti della coalizione restano dubbi perché non è ritenuto molto conosciuto.

    “Io da cittadino posso essere censore, ma da candidato no”, ha dichiarato Michetti, intervistato dall’agenzia Dire. “Accetterò Roma, qualora fossi io il prescelto, come la troverò. Come me non ci sarà la litania ‘è colpa di quelli prima di me’. Massimo rispetto di tutti: per me ogni sindaco del passato ha fatto al meglio quello che poteva fare. Per cui non ci saranno scusanti. Guarderò solo al presente e al futuro. Del passato non mi interessa assolutamente nulla. E al centro ci sarà il programma, la buona amministrazione e la trasparenza”.

    Michetti, 55 anni, è stato definito da alcuni “Tribuno della Radio“. “È una parola nobile”, ha commentato lui. “Forse il momento più alto della Repubblica romana sono state le forme dei tribuni della plebe. Coloro che pensavano di dare un lavoro attraverso la distribuzione equa dei territori di conquista. Io vedo tanta nobiltà nel termine tribuno. Il tribuno è colui che sa parlare alla gente, la sa coinvolgere nelle iniziative da portare avanti”.

    Proprio durante alcuni dei suoi interventi radiofonici, in cui spazia sui temi più vari, Michetti si è lasciato andare a qualche dichiarazione “ambigua” a proposito del Covid e dei vaccini. Ad esempio, nel mese di aprile, come ricorda Tommaso Labate sul Corriere della Sera, ha lanciato un parallelismo tra vaccini e doping: “Ecco perché si calpesta la libertà! Ecco perché si calpestano tutti i presupposti per porre il cittadino al centro del Paese!”, ha detto.

    “Il lavoratore deve essere al centro della vita politica, istituzionale ed economica. Non un subalterno, non un suddito! Non una persona da prendere e vaccinare come una vacca coattivamente contro la sua volontà o somministrargli qualsiasi altra cosa come facevano con le atlete del mondo dell’ Est. E poi si sono visti i risultati ad anni di distanza, quelle povere ragazze che fine hanno fatto…”. E un attimo dopo, rendendosi conto del paragone avventato, ha aggiunto: “ben vengano le cure”.

    Enrico Michetti, nei suoi interventi radio, è stato molto critico anche verso il coprifuoco, che ha definito “una misura estrema” che “non è stata neanche mai praticata durante il ventennio fascista”, mentre il 13 ottobre scorso, in uno dei suoi sfoghi, ha definito il Covid “un’influenza“. “È diventato ridicolo”, ha detto, “si parla soltanto di questa influenza, particolarmente grave, per carità di Dio, in casi acuti – ma che di questo virus si faccia un programma di governo che altrimenti non avrebbe ragione di esistere è paradossale”.

    Leggi anche: L’indiscrezione: “Gasparri candidato sindaco del centrodestra a Roma

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