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    “Ma la Calabria è Italia?”, l’editoriale di Marco Travaglio sul pd e il caso Oliverio che fa discutere

    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 10 Lug. 2019 alle 08:08 Aggiornato il 10 Lug. 2019 alle 08:29

    Editoriale Travaglio Calabria | L’editoriale di Marco Travaglio di oggi, 10 luglio 2019, è particolarmente pungente. Il direttore del Fatto Quotidiano se la prende con l’atteggiamento del Pd nei confronti del governatore della Calabria Mario Oliverio, imputato per corruzione e abuso d’ufficio.

    “Che senso ha un partito che sfiducia il suo sindaco di Roma, Ignazio Marino, allora indagato per alcune cene a sbafo (peculato e falso, non corruzione); induce alle dimissioni la sua governatrice dell’Umbria Catiuscia Marini, indagata per lottizzazioni e concorsi pilotati nella sanità (abuso d’ufficio, rivelazione di segreto, favoreggiamento e falso, ma non corruzione); beatifica il suo sindaco di Milano Beppe Sala condannato per falso; e non dice una parola su (e a) Oliverio imputato per corruzione?”, scrive Travaglio.

    “Vista la disparità di trattamento che il Pd riserva alle accuse (ben più lievi) per la umbra Marini e a quelle (ben più gravi) per il calabrese Oliverio, siete informati che la Calabria è in Italia?”, di chiede il giornalista.

    E si lancia in un attacco contro il codice etico “vaporoso ed elastico” del partito di Zingaretti. Travaglio critica il fatto che i dem prevedano la non candidatura dei condannati, ma non dicono nulla sugli indagati.

    Travaglio sostiene che è giusto che ogni indagine faccia storia a sé, e in quella fase siano i probiviri di un partito a decidere di volta in volta come comportarsi nei confronti dell’esponente in questione. Ma “occorrono regole chiare, valide per tutti, e alla fine qualcuno deve decidere e metterci la faccia: o il segretario, o i probiviri”.

    E poi passa a elencare le regole “troppo rigide” del M5s: dimissioni obbligate in caso di condanna di primo grado, o comunque dimissioni forzate da parte dei probiviri o dal capo politico, come nel caso di Marcello De Vito. E fa riferimento al caso di Chiara Appendino. Se fosse condannata per l’omicidio colposo nel caso della donna travolta dalla folla in piazza San Carlo durante la diretta della finale di Champions League nel 2017 dovrebbe dimettersi, nonostante non sia “una ladra o una delinquente”.

    “In ogni caso, è tutto chiaro. Invece nel Pd è tutto oscuro, affidato agli umori del momento”, scrive Travaglio, che ribalta l’ormai noto tormentone “E allora il Pd”, scrivendo, “E allora la Raggi?”, per fare ironia con chi se la prende sempre e comunque con i 5 stelle.

    Mario Oliverio al momento è imputato in un processo che riguarda illeciti nella gestione degli appalti sull’aviosuperficie di Scalea e l’ovovia di Lorica, affidati all’impresa di Giorgio Ottavio Barbieri, ritenuto dagli inquirenti vicino alla cosca Muto di Cetraro. La procura accusa Oliverio e la regione di aver aiutato Barbieri a ottenere i fondi europei per queste opere.

    “È questo il “nuovo Pd”che ha in mente Zingaretti? E, se no, che aspetta a intervenire? Non si pretende il trattamento Marino, cioè i consiglieri regionali segregati da Orfini nello studio di un notaio. Ma almeno la cura Marini, cioè una telefonatina del segretario a Oliverio perché abbia la “sensibilità” di dimettersi, sarebbe d’uopo”, dice il direttore del Fatto.

    Intanto, in Calabria a febbraio ci saranno le elezioni regionali. Come andrà a finire?

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