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    Discorso Renzi al Senato: cosa ha detto l’ex premier nel giorno della fiducia al governo

    Matteo Renzi, senatore. Credit: Andreas SOLARO
    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 5 Giu. 2018 alle 17:47 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:16

    Discorso Renzi al Senato

    Il discorso di Matteo Renzi, ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Partito democratico, è la replica più attesa al Senato nel giorno della fiducia al nuovo governo Conte, sostenuto da Lega e Movimento Cinque Stelle (qui la diretta sul governo).

    A partire dalle ore 12, nell’aula di Palazzo Madama, il premier ha esposto le sue dichiarazioni programmatiche. Nel pomeriggio si sta svolgendo la discussione dell’aula e il voto finale sulla fiducia, il cui esito è atteso in serata. Domani, mercoledì 6 giugno, è prevista invece la votazione sulla fiducia alla Camera dei deputati, a partire dalle ore 17.40 (qui la diretta sul voto di fiducia).

    Cosa ha detto Matteo Renzi

    Prendendo la parola al Senato durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia al governo Conte, Matteo Renzi ha garantito “il rispetto dei ruoli del governo e delle opposizioni”, come chiesto dal premier nel discorso in cui ha tracciato le linee programmatiche del nuovo governo.

    “Il presidente del consiglio dei ministri non avrà la nostra fiducia, ma avrà sempre il nostro rispetto”, ha detto Matteo Renzi, “Il rispetto dei ruoli di governo e opposizione. Noi rispetteremo il presidente del Consiglio”, ha detto Renzi rivolgendosi al premier Giuseppe Conte, “perché lei è anche il nostro presidente. La rispetteremo fuori da questa aula quando porterà i nostri colori al G7, a Bruxelles, quando prenderà la parola all’Onu. Anche per questo motivo siamo rimasti sorpresi dal suo riferimento alle opposizioni”.

    “Le garantiamo che la nostra opposizione non occuperà mai i banchi del governo in tono provocatorio”, ha sottolineato ricordando le proteste in Aula del Movimento 5 Stelle, “non insulterà sui social i ministri della Repubblica, non attaccherà le istituzioni di questo paese con il grido ‘mafia, mafia’ come accaduto nel 2014” all’insediamento dell’Italia come presidente di turno dell’Unione europea, quando lo stesso Renzi intervenne – da presidente del Consiglio – davanti ai parlamentari europei.

    “Lei può con la sua presidenza dimostrare che un pregiudizio della XVII legislatura è sbagliato: lei è un premier non eletto, un collega”, ha aggiunto riferendosi all’accusa lanciata da M5s contro di lui e contro il suo successore Paolo Gentiloni. “Ma nessuno le nega la legittimità perché non ce n’è motivo”.

    “Oggi in questa aula c’è la presenza di una triplice posizione davanti al voto di fiducia di chi si è presentato insieme davanti agli elettori”, ha detto riferendosi al centrodestra.

    “Avete detto che è nata la terza Repubblica, ma quello che abbiamo visto in questi 89 giorni fa pensare alla prima”.

    “I ‘due forni’ è un’espressione che non sentivamo dagli anni Novanta. Non so se è il governo del cambiamento. Intanto è cambiato il vocabolario: quello che nella XVII Legislatura si chiamava inciucio oggi si chiama contratto; quello che nella XVII Legislatura si chiamava partitocrazia oggi si chiama democrazia parlamentare, quello che nella XVII Legislatura si chiamava condono oggi si chiama pace fiscale, quello che nella XVII Legislatura si chiamava un uomo che tradisce il proprio mandato oggi si chiama cittadino che aiuta il governo a superare la fase di crisi. Non so se cambierete il Paese. Intanto avete cambiato vocabolario”, ha detto Matteo Renzi.

    “Perché voteremo contro? Perché questo contratto è scritto con inchiostro simpatico. La flat tax costa 60milioni di euro, se la fate costa 60milioni di euro”, ha aggiunto.

    “Ma voteremo anche contro perché noi siamo una cosa diversa da voi”, ha detto Renzi. “Qualcuno ha detto che tra quei banchi c’è il bipolarismo di domani. Noi pensiamo che ci sia l’alleanza di domani”.

    “Noi faremo il nostro dovere di opposizione, e inizieremo già la settimana prossima convocando la ministra della Difesa al Copasir per una cosa che ella sa bene”, ha detto.

    “‘Lo stato siamo noi?’. Non sono d’accordo con la frase di Di Maio, perché è di Luigi XIV ed è vero che avete fatto la storia almeno 8 volte almeno in 89 giorni ma voi non siete lo Stato, siete il potere, siete l’establishment. E non avete più alibi rispetto a ciò che c’è da fare. Noi non vi faremo sconti”.

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