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    Di Nicola (M5S) a TPI: “In vigilanza Rai caccia alle streghe contro Report, ma su Open tutti zitti”

    Di Stefano Iannaccone
    Pubblicato il 10 Dic. 2021 alle 09:02 Aggiornato il 10 Dic. 2021 alle 09:03

    Una vera e propria «caccia alle streghe» contro Report. Scatenata in commissione di Vigilanza Rai, «evidentemente più attenta ai dossier e alle lettere anonime contro chi fa giornalismo d’inchiesta che alle proprie finalità istituzionali». Il senatore M5S, Primo Di Nicola, vice presidente della stessa commissione, denuncia un clima di attacco alla trasmissione di Ranucci puntando il dito contro l’uso politico della Vigilanza che «in questo modo sta dimostrando tutta la sua inutilità». E annuncia la convocazione del capo dell’audit interna di Viale Mazzini.

    La lettera anonima contro Report è diventata un caso in Vigilanza. È l’ennesimo scontro politico sull’informazione?
    «Non conosco il contenuto di questo messaggio anonimo. Noto però che è stata scatenata una caccia alle streghe contro Report. E sulla base di cosa? Di una lettera dalla provenienza ignota? O forse c’è una trasmissione che viene attaccata solo perché fa il proprio lavoro di inchiesta? Quando la Vigilanza si riduce a questo, dimostra tutta la propria inutilità. Così si dà ragione a chi da tempo ne chiede l’abolizione».

    Sta dicendo che c’è chi usa impropriamente la Vigilanza?
    «Mi limito a un’osservazione. Le persone che pensano di essere diffamate dalle trasmissioni Rai possono rivolgersi a un Tribunale. Non si dovrebbe mai scatenare la caccia alle streghe. In questo modo ne trarrebbe giovamento la politica in termini di credibilità e ancora di più la commissione di Vigilanza, che recupererebbe il ruolo di controllo sul servizio pubblico».

    E invece?
    «Invece vediamo troppo spesso che c’è qualcuno che si lamenta per un servizio di telegiornale o per un’inchiesta che tocca gli interessi del proprio partito».

    C’è quindi una resistenza alle inchieste in Rai, nel caso specifico, quelle di Report?
    «C’è sicuramente un fatto singolare sotto gli occhi di tutti. Nel servizio pubblico viene predisposta un’audit per valutare la correttezza dei dipendenti sulla base di una lettera anonima ma non si fa nulla rispetto ai comportamenti di altri che – da quanto emerso dalle carte dell’inchiesta sulla Fondazione Open – pare volessero mettere in piedi una vera e propria fabbrica di fake news. Per questo ho chiesto la convocazione in Vigilanza del capo dell’audit interna».

    Si riferisce a Simona Ercolani?
    «L’inchiesta giudiziaria farà il suo corso. Ma se si pretende l’osservanza di determinati requisiti etici e morali da parte dei dipendenti, mi chiedo perché non si pretendano gli stessi standard da fornitori e soggetti in rapporti economici con la Rai».

    E si torna alla questione irrisolta dell’intromissione della politica nel servizio pubblico. Esiste davvero una via d’uscita?
    «Non sono ottimista. Ma basterebbe una riforma della Rai che possa dare all’azienda un organismo di amministrazione dotato degli strumenti per fronteggiare l’interferenza della politica. In commissione al Senato c’è la mia proposta di riforma, su cui sono iniziate le audizioni. Aiuterebbe se i dipendenti della Rai, insieme ai cittadini, facessero sentire la propria voce per un servizio pubblico indipendente».
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