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    Di Maio a TPI: “La candidatura di Berlusconi al Colle è un’imboscata, Salvini è un bugiardo patologico”

    Dall’impeachment di Mattarella al sogno Quirinale di Berlusconi, dai retroscena su Salvini e Renzi al scelta di puntare su Conte nel 2018. E poi il difficile rapporto con il padre, la leggenda del “bibitaro”, le voci di omosessualità e le difficoltà (superate) con la lingua inglese. Intervista al ministro degli Esteri Luigi Di Maio

    Di Luca Telese
    Pubblicato il 30 Ott. 2021 alle 07:00

    Ministro Di Maio, dopo le amministrative lei è fra chi considera l’alleanza giallorossa più o meno forte
    (Sorriso). “Più forte. Ma devo spiegarlo meglio perché è un tema decisivo, che riguarda anche la nostra identità”.

    Glielo chiedo subito perché si è sempre detto che lei nel M5S fosse contrario.
    (Sorriso, sospiro). “Lo so. Per questo nel mio libro racconto dei retroscena sul 2018: forse sorprenderanno qualcuno”.

    Non vorrà mica convincermi che lei, da leader, voleva già allora il governo col Pd?
    “Invece andò proprio così. Qualcuno si stupirà, ma abbiamo condotto una lunga trattativa riservata, che si è chiusa con un colpo di scena”.

    Di Battista voleva il patto con Salvini?
    “Scherza? Alessandro era netto, non voleva patti con la Lega. La sua prima opzione era il Pd”.

    Cosa accadde allora?
    “Io ero pragmatico, puntai sul Pd. Ma potevo farlo solo se Renzi avesse accettato”.

    E poi?
    “Si trattò nei minimi dettagli, finché i miei ambasciatori – il mio portavoce, Rubei, e Patuanelli – mi dissero: è fatta”.

    Il colpo di scena quale fu?
    “Che io sapevo quanto Renzi contasse ancora, che governava – parliamo del 2018 – i gruppi parlamentari. Allora dissi: oltre a Martina, se è davvero d’accordo, si deve pronunciare pure lui”.

    Rispose picche, immagino.
    “Al contrario. Fece sapere che sarebbe andato ospite da Fazio e che avrebbe dato la sua benedizione all’accordo”.

    Non ci credo.
    “Non ci credevo nemmeno io. Pensavo che avrebbe espresso dei dubbi. Ma confesso che rimasi stupito quando lo vidi gridare, in diretta: ‘Farò di tutto per impedire questo accordo’. Quindi si tornò sulla Lega. L’unica alternativa era il voto”.

    Impraticabile?
    “Anche se noi eravamo il primo partito, non era una scelta responsabile. Così nacque il governo gialloverde. Se Renzi non ci avesse ingannati, il governo giallorosso sarebbe nato già nel 2018”.

    Scusi Ministro: lei racconta che il momento più duro della sua vita fu quando prese appena 64 voti?
    (Ride) “Ed ero il più votato della lista!”.

    Raccontiamolo.
    “Il M5S era nato nel 2009, eravamo nel 2010. La nostra prima volta”.

    Cosa imparò da quel risultato bruciante?
    “Molto. Eravamo cresciuti solo con i social, ma misurarsi con il Consiglio comunale di Pomigliano era altro.Tuttavia per noi fu comunque un buon esordio”…
    Continua a leggere l’articolo sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui

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