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    Decreto dignità: ecco cosa contiene la bozza della legge voluta da Luigi Di Maio

    Luigi Di Maio

    Nella serata di lunedì 2 luglio, in Consiglio dei Ministri, verrà discusso il Decreto dignità, il primo provvedimento che Luigi Di Maio ha dichiarato di voler adottare come ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico

    Di Luca Serafini
    Pubblicato il 2 Lug. 2018 alle 15:58 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:13

    Nella serata di lunedì 2 luglio, in Consiglio dei Ministri, verrà discusso il Decreto dignità, il primo provvedimento che Luigi Di Maio ha dichiarato di voler adottare come ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico.

    “Il preconsiglio dei ministri è oggi. Ma anche il consiglio dei ministri è stasera perché non c’è solo il decreto dignità da discutere, ma anche altri temi”, ha dichiarato Di Maio in conferenza stampa.

    È già uscita la bozza del decreto, che contiene alcune modifiche rispetto a quanto inizialmente previsto.

    Il decreto, come annunciato dallo stesso Di Maio, conterrà “interventi sul contratto a tempo determinato e a tutele crescenti”.

    L’ultima bozza, che verrà presentata stasera in Consiglio dei Ministri, prevede uno slittamento della scadenza dello spesometro (che cesserà di esistere dal 2019, sostituito dalla fatturazione elettronica) dal 30 settembre al 28 febbraio 2019, un pacchetto “fisco light” con ritocchi al redditometro e uno stop allo split payment solo per i professionisti.

    Vengono riviste le norme per i contratti di somministrazione: per i contratti a tempo determinato non si potranno avere più di quattro proroghe, con un limite di durata massima non superiore ai 36 mesi.

    Le norme si applicano anche per i rinnovi dei contratti attualmente in essere. Per i rinnovi di contratti oltre i 12 mesi tornano le causali: temporanee e oggettive o per esigenze sostitutive; connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell’attività ordinaria; per picchi e attività stagionali.

    A ogni rinnovo i contratti avranno un costo contributivo dello 0,5 per cento in più rispetto all’1,4 per cento che già è a carico del datore di lavoro e che finanzia la Naspi.

    La parte più importante del decreto è probabilmente quella che si occupa del contrasto alle delocalizzazioni delle aziende.

    Passa da 10 a 5 anni il vincolo temporale di mantenimento obbligatorio in Italia delle attività economiche che hanno beneficiato del sostegno pubblico.

    “Fatti salvi i vincoli derivanti dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato e di utilizzo dei fondi strutturali europei – si legge nella bozza – le imprese italiane ed estere operanti nel territorio nazionale che abbiano beneficiato di un aiuto di Stato che prevede l’effettuazione di investimenti produttivi ai fini dell’attribuzione del beneficio decadono dal beneficio medesimo qualora l’attività economica interessata dallo stesso ovvero un’attività analoga o una loro parte venga delocalizzata in altro Stato entro cinque anni dalla data di conclusione dell’iniziativa agevolata”.

    In caso di violazione delle norme si paga una multa il cui ammontare va da due a quattro volte l’importo dell’aiuto fruito.

    Il vincolo si applica a delocalizzazioni sia in paesi Ue che extra UE.

    “Il decreto dignità è un primo passo in avanti –  ha dichiarato Di Maio  – però io so benissimo che il nostro intervento non potrà prescindere dall’abbassamento del costo del lavoro per permettere alle persone di avere contratti con più tutele possibili”.

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