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    “Irrispettoso. Non merita una risposta”, la replica di Mauro Palma a TPI dopo che Salvini lo ha chiamato “Garante dei Delinquenti”

    A sinistra Matteo Salvini, a destra il Garante dei detenuti Mauro Palma

    Il Garante dei detenuti ha espresso delle critiche sui decreti durante la sua relazione annuale al Parlamento. Subito dopo l'attacco del leader leghista

    Di Lara Tomasetta e Anna Ditta
    Pubblicato il 26 Giu. 2020 alle 13:25 Aggiornato il 26 Giu. 2020 alle 16:29

    “Irrispettoso. Non merita una risposta”, la replica di Mauro Palma a TPI dopo che Salvini lo ha chiamato “Garante dei Delinquenti”

    “Non rispondo nemmeno a chi si esprime con un linguaggio così irrispettoso verso le istituzioni, nonostante abbia avuto l’occasione di fare il ministro degli Interni in passato”. Mauro Palma, presidente del Garante nazionale per i detenuti e le persone private della libertà risponde così a Matteo Salvini che lo ha attaccato dopo le critiche che il Garante ha espresso questa mattina nei confronti dei decreti sicurezza, durante la presentazione della Relazione annuale al Parlamento.

    “Il Garante dei Delinquenti contro i Decreti Sicurezza?”, è stata l’espressione usata da Salvini per definire l’autorità guidata da Palma. “È la conferma che sono decreti fatti bene, e che ad avere bisogno di un “garante” non sono detenuti e spacciatori, ma gli agenti della Polizia Penitenziaria troppo spesso aggrediti, minacciati e perfino denunciati”, ha proseguito il leader del Carroccio.

    Contattato telefonicamente da TPI il presidente del Garante, Mauro Palma, sull’espressione “Garante dei Delinquenti” usata da Salvini ha dichiarato: “Chi definisce la mia funzione in questo modo non merita una risposta”. Sugli agenti di Polizia Penitenziaria ha aggiunto: “Circa le garanzie per chi lavora in questi settori, sono pienamente consapevole di questa necessità e mi auguro che i loro sindacati sappiano svolgere questo ruolo, perché quello è il loro primo compito. Sono certo che lo sapranno fare, mi sembra singolare che debba esistere un Garante quando esistono le organizzazioni sindacali”.

    Sulle modifiche necessarie al contenuto dei decreti sicurezza, il Garante ha puntato l’attenzione su due aspetti. “Il primo è l’assunzione delle indicazioni fornite dal presidente della Repubblica, il secondo è l’abbandono del sistema che non sta puntando sull’accoglienza diffusa ma solo su situazioni concentrate che hanno finito per determinare molta più insicurezza di quella che dovevano combattere”.

    Le critiche del Garante ai decreti sicurezza

    Nella sua relazione di oggi il Garante dei detenuti ha sottolineato come con i decreti sicurezza sia stata estesa l’area di irregolarità per gli stranieri. “L’attesa e più volte annunciata revisione dei decreti sicurezza deve essere in grado di interrompere l’implicita estensione dell’area della irregolarità e della conseguente insicurezza e lo smantellamento della rete di accoglienza diffusa”, ha dichiarato Palma, sottolineando come i dati del 2019 confermino “la discrasia tra quante persone sono state ristrette nei Centri di permanenza per il rimpatrio e quante di esse sono stato effettivamente rimpatriate”.

    “Il dato percentuale è superiore a quello dell’anno precedente”, ha spiegato Palma, “resta però l’interrogativo della legittimità, certamente non formale ma sostanziale, di un trattenimento finalizzato ad un obiettivo così magramente raggiunto, tanto più in quanto la durata media di permanenza nei Cpr è stata più lunga di quella dell’anno precedente ed almeno nei casi di Torino e Brindisi si è avvicinata ai due mesi. Questa estensione del periodo di permanenza”, ha concluso il Garante, “deve trovare una modifica incisiva nelle regole che governano Centri ancora tenuti assieme dalle regole dei vecchi Cie, anche in considerazione del fatto che non esiste mandato di vigilanza sui Centri stessi da parte di una autorità indipendente di natura giurisdizionale”.

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