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    Un anno di governo gialloverde: cosa è successo, dal giuramento alla crisi

    Credit: AFP PHOTO / Alberto PIZZOLI

    Dopo poco più di 12 mesi si rompe l'alleanza tra Lega e Movimento 5 Stelle. Un riepilogo di quello che i due partiti hanno fatto e detto

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 9 Ago. 2019 alle 10:24 Aggiornato il 9 Ago. 2019 alle 16:04

    Un anno di governo gialloverde: cosa è successo, dal giuramento alla crisi

    “La maggioranza non c’è più” con queste parole Matteo Salvini ha sancito la crisi di governo con l’esecutivo gialloverde che cade dopo poco più di un anno: ma cosa è successo in questi mesi? Lo ripercorriamo punto dopo punto.

    Tutto ha inizio con le elezioni del 4 marzo 2018, che vedono trionfare il Movimento 5 Stelle con il 32 per cento di voti. Spetta, dunque, al partito guidato da Luigi Di Maio provare a formare un esecutivo che guidi il Paese. Dopo aver “corteggiato” il Partito Democratico, che rifiuta qualsiasi ipotesi di alleanza, Di Maio inizia le trattative con la Lega di Matteo Salvini, reduce dal trionfante 17 per cento ottenuto alle elezioni.

    Il contratto di governo e la nascita dell’esecutivo gialloverde

    L’intesa tra M5S e Lega funziona e, dopo giorni di estenuante trattative, il 18 maggio 2018 viene varato il Contratto per il Governo del Cambiamento. L’accordo prevede, tra le altre cose, l’introduzione della no tax area per le famiglie con basso reddito, l’introduzione del reddito di cittadinanza, il superamento della riforma Fornero, il taglio dei vitalizi ai parlamentari. Luigi Di Maio e Matteo Salvini scelgono il nome a cui affidare la guida dell’esecutivo: il giurista Giuseppe Conte che, il 23 maggio, sale al Colle per ricevere l’incarico di formare il governo dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Tuttavia, quando il 27 maggio, il premier in pectore presenta la lista dei ministri, il Capo dello Stato fa presente le sue perplessità sul nome di Paolo Savona, indicato come ministro dell’Economia. Conte rinuncia all’incarico, mentre Mattarella affida all’economista Carlo Cottarelli l’incarico di formare un governo che porti il Paese a nuove elezioni. Ma Cottarelli rimette il mandato al Capo dello Stato, perché, nel frattempo, si sono ricreate le condizioni per la nascita di un esecutivo politico. Dopo diverse trattative, infatti, Savona viene spostato agli Affari Europei e Conte questa volta può accettare l’incarico conferitogli dal presidente della Repubblica. Il 1 giugno il governo Conte presta giuramento ed entra in carica come 65° della Repubblica italiana. Matteo Salvini viene nominato vicepremier e ministro dell’Interno, Luigi Di Maio ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e vicepremier.

    Il crollo del ponte Morandi e il consenso alle stelle

    Il 14 agosto 2018, il governo vive il suo giorno più difficile: a Genova, infatti, crolla il Ponte Morandi, una tragedia che provoca 43 morti e 566 sfollati. Qualche giorno dopo, durante i funerali delle vittime, il governo gialloverde ha un primo, grande segnale, del consenso che riscuote nel Paese. Al loro arrivo, infatti, sia Luigi Di Maio che Matteo Salvini vengono tributati da grande applausi, mentre i parlamentari del Partito Democratico vengono fischiati.

    L’abolizione della povertà e lo scontro con la Ue

    A Settembre, mentre Salvini porta avanti la sua politica di porti chiusi, scontrandosi in particolare con alcune Ong, l’esecutivo è alle prese con il varo della manovra economica, in cui entrambe le forze politiche vogliono inserire due misure per loro imprescindibili: “Reddito di cittadinanza” per M5S e “Quota 100” sulle pensioni per la Lega. Alla fine, si trova un accordo sul Def, fissando l’obiettivo di deficit/Pil al 2,4%. Luigi Di Maio si affaccia in balcone ed esulta insieme ad altri ministro pentastellati per aver “abolito la povertà”. Tuttavia inizia una difficile trattative con la Commissione europea, che alla fine si conclude con una manovra economica che rivede il rapporto deficit/Pil per il 2019 al 2,04%.

    Il caso Diciotti e il caso Siri

    A ottobre nascono le prime tensioni tra i due partiti, dopo che Luigi Di Maio accusa i leghisti di aver aggiunto un condono a sua insaputa nel decreto fiscale, evocando la famosa “manina”. Tuttavia, qualche mese dopo Lega e M5S si ricompattano in occasione del voto contro una richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini, accusato di sequestro aggravato di persona nel caso della nave Diciotti. Ai primi di maggio scoppia il caso Siri, il sottosegretario della Lega indagato per corruzione. Dopo settimane in cui il Movimento 5 Stelle invoca le dimissioni dell’esponente del Carroccio, difeso strenuamente da Matteo Salvini, entra in gioco il premier Conte, che decide di revocare le deleghe ad Armando Siri.

    Le elezioni Europee che cambiano gli equilibri all’interno dell’esecutivo gialloverde

    Alle elezioni Europee di maggio, gli equilibri interni del governo vengono totalmente stravolti. La Lega di Matteo Salvini, infatti, ottiene il 34 per cento dei voti, mentre il Movimento 5 Stelle crolla al 17 per cento. Di Maio viene messo in discussione dai suoi, ma viene confermato capo politico del M5S dopo un voto su Rousseau, mentre il ministro dell’Interno comincia a far pesare il suo consenso elettorale, chiedendo sempre di più al suo alleato di governo.

    Il voto sulla Tav e l’apertura della crisi di governo

    Nel mese di luglio, la crisi nell’esecutivo gialloverde si fa sempre più evidente. “Il governo va avanti se fa cose, sennò è inutile” dichiara come un mantra Salvini. Al centro dello scontro tra Lega e M5S c’è la riforma della giustizia, quella sull’Autonomie e soprattutto la realizzazione della Tav. Nonostante il premier Conte affermi che sull’alta velocità non si può tornare indietro, il partito di Luigi Di Maio nella giornata del 7 agosto va sotto in Senato su una mozione inerente all’Alta velocità Torino-Lione. Si apre la crisi di governo, che viene formalizzata il giorno seguente da Matteo Salvini.

    Le misure principali adottate dall’esecutivo

    Ma quali sono state le misure principali adottate dall’esecutivo gialloverde in poco più di un anno di governo? Ne ripercorriamo 5, quelle considerate le più importanti e le più discusse.

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